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November « 2005 « La Fabbrica dei Sogni
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Archive for November, 2005

La Tigre e la Neve

Saturday, November 5th, 2005 by

Ancora mi sto chiedendo perchè sono andato a vederlo… eppure lo sapevo.
Probabilmente non tutti saranno d’accordo con le cose che scriverò ora, ma a me questo film non è piaciuto molto, anzi è piaciuto proprio poco.
Lo ammetto, rimpiango il Benigni degli esordi. Il Benigni che fa Benigni. Quello che quando va in tv porta scompiglio, dice quello che gli passa per la testa, quasi in modo liberatorio, per sovrastare il buonismo che ci attanaglia, non quello che va a recitare Dante dicendo di essere un poeta. Quello che ha confezionato dei piccoli grandi capolavori del cinema italiano, a cominciare da “Il Piccolo Diavolo” e “Non ci resta che piangere”, ma anche i più recenti “Il Mostro” e “Johnny Stecchino”.
Tutti film comici, capaci di far ridere e pensare nello stesso tempo. Peccato che poi sia arrivato il classico capolavoro, osannato da tutti a suon di standing ovation, buonismo e premi oscar, e che ha rovinato tutto. Oddio, non voglio dire che “La Vita è Bella” non sia un capolavoro. Lo è indubbiamente, perchè riesce a mescolare generi diversissimi tra loro e a fare sorridere (più che ridere) su temi terribilmente seri, in modo molto umano e toccante. Questo però ha rovinato il Benigni degli esordi, lo ha stravolto.
Vedendo “Le Tigre e la Neve” appare evidente che Roberto, schiacciato dal peso del suo capolavoro, e forse un po’ montato dal fatto che la critica di mezzo mondo l’ha inopportunamente definito “il nuovo Charlie Chaplin” (cara critica di mezzo mondo, per favore, smettila di dire cavolate. Chaplin è Chaplin, e Benigni è Benigni, senza nulla togliere ad alcuno dei due, la differenza è evidentissima), abbia a tutti i costi provato a replicare le atmosfere di “La vita è bella”, senza ovviamente riuscirci.

Il risultato è disarmante:
1) “La Tigre e la Neve” NON E’ un film comico. Anzi, è il film di Benigni che fa meno ridere in assoluto, un po’ perchè non c’è nulla da ridere, un po’ perchè, volendo far ridere su temi delicati di attualità, è più difficile lasciarsi andare come solo lui saprebbe fare. Ci sono pochi momenti comici e geniali, se non la battuta inflazionata in tutti i trailer (e quindi già bruciata, infatti al cinema non ha più riso nessuno) “l’arma di distruzione di massa, l’ho trovata io!” e la scena in cui Roberto, imbottito di medicinali e flebo da portare all’ospedale di Bagdad, incontra un commando americano che lo crede un terrorista imbottito di esplosivi.
2) “La Tigre e la Neve” NON E’ nemmeno un film drammatico. La voglia di far sorridere con temi drammatici ne smorza inevitabilmente la carica
3) “La Tigre e la Neve” NON E’ un film di denuncia. Troppo “politically correct” per esserlo. Se vuoi denunciare la situazione attuale, denunciala, lasciando trasparire il tuo pensiero. In questo film è tutto quanto tropo smorzato per poter costituire una denuncia che possa definirsi tale.
4) “La Tigre e la Neve” infine NON E’ nemmeno un film così tanto poetico come lo descrivono tutti. Almeno per me non lo è: non basta infarcire il film di citazioni tratte da opere poetiche più o meno famose (così tante, che a citarle tutte bisognerebbe trascrivere tutto il film), per dire di aver confezionato un film che parla di poesia.

Ciononostante ci sono cose del film che si salvano. Alcune scene sono ben riuscite, ad esempio l’incontro tra il protagonista e il farmacista di Bagdad che dovrebbe aiutarlo a trovare la medicina giusta, o la già citata scena del commando americano. Promossa a pieni voti la colonna sonora di Piovani, con la partecipazione straordinaria di Tom Waits nella parte di se stesso, e la sequenze oniriche che aprono il film, uno dei pochi momenti davvero toccanti e stralunati, forse davvero poetici, del film.
Peccato che poi la solita morale che “l’amore salva tutto e tutti e vince su tutto” sia un po’ inflazionata, e non la si colga così pienamente da far dire di aver visto un bel film. Peccato. Forse è meglio tornare a far ridere in modo intelligente senza fare la morale a nessuno, come facevi agli esordi, no, Roberto?

Una Cattiveria Colossale: in tutto questo, finalmente, la moglie Nicoletta Braschi, pessima ed inespressiva attrice da sempre, ciononostante onnipresente in tutti i film del marito, ha trovato una parte addatta a lei, e interpretata alla perfezione: quelle della malata in coma! 😛

La Sposa Cadavere

Saturday, November 5th, 2005 by

Non è un film per bambini, questo era chiaro a tutti, non a chi giorni fa s’è trascinato il figlio piccolo a vedere questo animato di Tim Burton. Risultato: il figliolo s’è morto di paura, senza motivo.
Erano comunque abbastanza lontani, il film me lo sono goduto in pace, popcorn e coca-cola.
Sulla genialità di Burton s’è detto pochi post fa. Questo è il suo primo animato che vedo, A nightmare before Christmas lo vedrò a giorni, l’impressione per ora è ottima.
Ho la sensazione che T. Burton adori le citazioni cinematografiche, libri ammucchiati disordinatamente su pavimenti, dentro armadi sgangherati e su scale instabili, deve avere una passione anche per le case diroccate e i disegni sghembi. Tutto sommato credo di adorarlo, soprattutto per i libri confusi.
L’idea base del film è interessante, originale, romantica, divertente e infine imbarazzante per chi ci si dovesse ritrovare all’improvviso; provare a immedesimarsi in Victor il vivo trovatosi sposato a una simpatica e carina, ma pur sempre freddina, sposa cadavere. Terrificante.
Figurarsi, ai più fa senso l’idea di un matrimonio con un vivo!
I personaggi sono geniali: vividi e allegri i morti, mentre per contrasto sono i viventi ad essere grigiastri, spenti, tristi e calcolatori perfidi. Non posso commentare le forme dei visi, si dovrebbe analizzarli tutti, ci trovate le forme più strane e tutte perfette.
Personaggio preferito? Uno scheletro ballerino-canterino da musical di Chicago. Victor il vivo doppiato in inglese da Depp è disegnato a sua immagine, innegabile, il feeling tra l’attore e il regista traspare anche da questo.
La grafica e l’animazione nemmeno le si può commentare, strabilanti. Dovendo per forza trovare un neo si dica che i dialoghi trascinano poco la storia nella parte centrale del film, ma la perfezione in fondo è noiosa.

Perchè tornare su quando la gente muore dalla voglia di scendere quaggiù?

Eros

Thursday, November 3rd, 2005 by

Io ho sempre avuto un rapporto difficile con il cosidetto cinema d’autore. Quell’atteggiamento da “sono un regista così bravo che faccio film solo per 5 persone perchè sono gli unici 5 al mondo che possono capire il mio genio” mi ha sempre irritato profondamente. Tanto per cominciare “Genio” ti chiamano gli altri, non ti ci chiami da solo e poi se i tuoi film (libri, canzoni, ecc…) possono essere capiti solo da 5 persone al mondo non sei un genio, ma un incompetente che non è in grado di comunicare quello che vuole. Soprattutto quando alla spocchia intellettualoide spesso si accompagnano innegabili capacità tecniche, che vengono usate tanto per far vedere di esserne in grado. E questo è quello che rovina Eros. Peccato, perchè l’idea di un film a episodi, ognuno lasciato alla fantasia di un regista diverso, per visitare l’erotismo, la passione e il desiderio mi intrigava parecchio.

Cominciamo da Antonioni, uno che è il prototipo di questo tipo di cinema. Il suo episodio (Il filo pericoloso delle cose) è una sequenza di scene mal recitate, vagamente collegate una all’altra, di cui non si capisce quale sia il filo conduttore. Indubbiamente il suo è un caso esemplare di genio incompreso.
Soderbergh, che pure è un bravo regista (e si vede), confeziona Equilibrium, un gioiellino divertente, ben fatto, ottimamente girato, con una meravigliosa gestione delle luci e dei colori che ne rivela chiaramente l’abilità. Un bell’esercizio stilistico, che però cosa c’entri con l’eros rimane un mistero che il regista non si è degnato di chiarire.
Kar Wai Wong con The Hand è l’unico che sembra essere rimasto in tema, anche se la tira decisamente troppo per le lunghe. Nella storia dell’ascesa e caduta di una prostituta d’alto bordo e della strana relazione che si sviluppa con il suo sarto di fiducia riesce a girare, senza mostrare nulla, una delle scene più sensuali che mi sia mai capitato di vedere, dimostrando abilmente che l’erotismo è innanzitutto un fatto di testa.

E’ buffo. Sei alla ricerca della purezza e finisci sempre nella merda.