Ancora mi sto chiedendo perchè sono andato a vederlo… eppure lo sapevo.
Probabilmente non tutti saranno d’accordo con le cose che scriverò ora, ma a me questo film non è piaciuto molto, anzi è piaciuto proprio poco.
Lo ammetto, rimpiango il Benigni degli esordi. Il Benigni che fa Benigni. Quello che quando va in tv porta scompiglio, dice quello che gli passa per la testa, quasi in modo liberatorio, per sovrastare il buonismo che ci attanaglia, non quello che va a recitare Dante dicendo di essere un poeta. Quello che ha confezionato dei piccoli grandi capolavori del cinema italiano, a cominciare da “Il Piccolo Diavolo” e “Non ci resta che piangere”, ma anche i più recenti “Il Mostro” e “Johnny Stecchino”.
Tutti film comici, capaci di far ridere e pensare nello stesso tempo. Peccato che poi sia arrivato il classico capolavoro, osannato da tutti a suon di standing ovation, buonismo e premi oscar, e che ha rovinato tutto. Oddio, non voglio dire che “La Vita è Bella” non sia un capolavoro. Lo è indubbiamente, perchè riesce a mescolare generi diversissimi tra loro e a fare sorridere (più che ridere) su temi terribilmente seri, in modo molto umano e toccante. Questo però ha rovinato il Benigni degli esordi, lo ha stravolto.
Vedendo “Le Tigre e la Neve” appare evidente che Roberto, schiacciato dal peso del suo capolavoro, e forse un po’ montato dal fatto che la critica di mezzo mondo l’ha inopportunamente definito “il nuovo Charlie Chaplin” (cara critica di mezzo mondo, per favore, smettila di dire cavolate. Chaplin è Chaplin, e Benigni è Benigni, senza nulla togliere ad alcuno dei due, la differenza è evidentissima), abbia a tutti i costi provato a replicare le atmosfere di “La vita è bella”, senza ovviamente riuscirci.
Il risultato è disarmante:
1) “La Tigre e la Neve” NON E’ un film comico. Anzi, è il film di Benigni che fa meno ridere in assoluto, un po’ perchè non c’è nulla da ridere, un po’ perchè, volendo far ridere su temi delicati di attualità, è più difficile lasciarsi andare come solo lui saprebbe fare. Ci sono pochi momenti comici e geniali, se non la battuta inflazionata in tutti i trailer (e quindi già bruciata, infatti al cinema non ha più riso nessuno) “l’arma di distruzione di massa, l’ho trovata io!” e la scena in cui Roberto, imbottito di medicinali e flebo da portare all’ospedale di Bagdad, incontra un commando americano che lo crede un terrorista imbottito di esplosivi.
2) “La Tigre e la Neve” NON E’ nemmeno un film drammatico. La voglia di far sorridere con temi drammatici ne smorza inevitabilmente la carica
3) “La Tigre e la Neve” NON E’ un film di denuncia. Troppo “politically correct” per esserlo. Se vuoi denunciare la situazione attuale, denunciala, lasciando trasparire il tuo pensiero. In questo film è tutto quanto tropo smorzato per poter costituire una denuncia che possa definirsi tale.
4) “La Tigre e la Neve” infine NON E’ nemmeno un film così tanto poetico come lo descrivono tutti. Almeno per me non lo è: non basta infarcire il film di citazioni tratte da opere poetiche più o meno famose (così tante, che a citarle tutte bisognerebbe trascrivere tutto il film), per dire di aver confezionato un film che parla di poesia.
Ciononostante ci sono cose del film che si salvano. Alcune scene sono ben riuscite, ad esempio l’incontro tra il protagonista e il farmacista di Bagdad che dovrebbe aiutarlo a trovare la medicina giusta, o la già citata scena del commando americano. Promossa a pieni voti la colonna sonora di Piovani, con la partecipazione straordinaria di Tom Waits nella parte di se stesso, e la sequenze oniriche che aprono il film, uno dei pochi momenti davvero toccanti e stralunati, forse davvero poetici, del film.
Peccato che poi la solita morale che “l’amore salva tutto e tutti e vince su tutto” sia un po’ inflazionata, e non la si colga così pienamente da far dire di aver visto un bel film. Peccato. Forse è meglio tornare a far ridere in modo intelligente senza fare la morale a nessuno, come facevi agli esordi, no, Roberto?
Una Cattiveria Colossale: in tutto questo, finalmente, la moglie Nicoletta Braschi, pessima ed inespressiva attrice da sempre, ciononostante onnipresente in tutti i film del marito, ha trovato una parte addatta a lei, e interpretata alla perfezione: quelle della malata in coma! 😛