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La battaglia di Algeri

Monday, December 26th, 2005 by

Ci sono film che uno ne sente parlare praticamente da quando ha iniziato ad appassionarsi di cinema, ma che quando vai in videoteca te ne dimentichi sempre, e poi non è mai serata da polpettone. E’ per questo che mi piace questa rassegna, che offre buone occasioni di vedere film un pò vecchi e/o fuori dal circuito principale. E così eccolo qua: La battaglia di Algeri, il capolavoro di Gillo Pontecorvo e, per quanto ne so io, l’unica cosa significativa che abbia mai fatto.

Diciamolo subito. E’ un gran film. A parte il finale che sembra aggiunto in cabina di regia tanto per far capire anche al più ignorante degli spettatori come è andata a finire, è ben girato e ben recitato. Pontecorvo usa il Bianco e Nero per dare un taglio iperrealista al film (grazie anche agli attori non professionisti) e dipingere un mondo e dei personaggi netti, definiti, duri e crudi, senza sfumature. E nonostante ciò, riesce miracolosamente a mantenere un equilibrio impossibile in una storia in cui tutti hanno torto e tutti hanno ragione. Che è notevole, viste le opinioni personali del regista e la complessità e delicatezza della storia.

Naturalmente non si può vedere questo film oggi senza collegarlo a quello che sta succedendo nel mondo. Questo film non è solo un proclama anticoloniale, è anche un manuale e un documentario sulla guerriglia urbana, sul modo di combattere il terrorismo e l’insurrezione armata e sui problemi morali e politici che ne derivano. E come tale è stato studiato un po’ da tutti, soldati e terroristi, agenti segreti, politici, guerriglieri ed intellettuali, a riprova del rigore e della precisione con cui è stato girato. Leggenda vuole che il segretario alla Difesa Rumsfeld ne abbia voluto una proiezione speciale al Pentagono nel 2003, anche se non mi sembra che gli ufficiali americani ne abbiano tratto la lezione giusta.
E’ un pò fuori moda ricordarsi che gran parte dei problemi del mondo sono una eredità delle politiche e dei giochi degli stati europei, Gran Bretagna e Francia in testa, almeno fino all’inizio degli anni sessanta. E’ molto più facile, politicamente più comodo, oltre al fatto che bisogna pensare di meno, dare la colpa ai soliti dannati yankee. Che non sono degli stinchi di santo, ovviamente, ma neanche la causa prima e ultima di tutti i mali del mondo. Per questo penso che farebbe bene riproiettare La battaglia di Algeri un po’ dapperttutto di questi tempi.

Per vedere come il radicalismo arabo che ha dato origine ai vari Bin Laden è nato ben prima della Guerra del Golfo del 1990, e ancora prima dell’invasione sovietica in Afganistan del 1979. E’ nato negli anni ’50, in Palestina ovviamente, e anche in Algeria, una guerra che, come quella d’Indocina che ha iniziato la tragedia del Vietnam, gli europei hanno largamente rimosso dalla loro coscienza collettiva.
Per vedere come in Medio Oriente le aspirazioni indipendentiste e nazionaliste si fusero con la religione isalmica, e non il contrario come ci spacciano oggi, allo scopo di creare quasi dal nulla inesistenti identità culturali e nazionali.
Per vedere come gli europei, neanche tanto tempo fa, quando ancora non si erano auto-eletti a “buoni del mondo”, non si vergognavano di avere i loro interessi nè di cercare di difenderli anche con la violenza, non erano poi così buoni e virtuosi e morali come amano pensare oggi di sè stessi.
E per vedere quando i cattivi erano i francesi e non gli americani e Guantanamo stava vicino ad Algeri.
Con la differenza che, mentre la vergogna di Abu Ghraib e delle prigioni segrete della CIA erano già rivelate al mondo dopo appena pochi mesi e sono oggi quotidianamente discusse in America, mentre a distanza di 40 anni la Francia non ha ancora seriamente affrontato la guerra d’Algeria.
Questo film rimase proibito in Francia per 6 anni. Per contrasto, Fahrenheit 9/11, nonostante i tentativi di fermarne l’uscita, venne proiettato in tutti i cinema del mondo. Questo vorrà pur dire qualcosa. No?

Il controllo dei documenti è inutile. Solo i terroristi li hanno in ordine.