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Archive for 2008

Denti

Monday, October 6th, 2008 by

Altrimenti noto in Italia come “osteria numero venti” (davvero mi stupisco che i geni del doppiaggio che ci ritroviamo qui non abbiano pensato di metterlo in sottotitolo).
Un film, che potrebbe essere fedelmente riassunto in alcune battute, quali:

(Il ginecologo alla ragazzina impaurita stesa sul lettino)
“Non abbia timore signorina, non mordo”

“C-ciao mamma, sono a casa!”
“Ciao cara, hai fame? C’è della roba pronta in forno”
“N-no, grazie mamma, ho già mangiato”

… e via dicendo. A ripensarci bene, temo che più della metà del film sarebbe da riportare, come fulgido esempio di dialoghi a metà strada tra il favolesco e densi di doppi e tripli significati (“nonna ma che mani grandi che hai!”).

La storia credo sia nota, dal tanto che è trash: Dawn è una ragazzina tutta impegnata a sfangare la minchia al prossimo, professando che la verginità è un bene da preservare e circondandosi di ragazzi e ragazze dai comportamenti al limite del grottesco (facile satira ed ironia, forse non del tutto politicamente corretta, di un certo tipo di società americana un po’ ingenua, sempliciotta ed ipocrita). Un bel giorno Dawn scopre di essere dotata di un’arma quasi mitologica, il desiderio di ogni donna, l’incubo di ogni uomo: una vagina dentata che può usare a suo piacimento per provare piacere o infliggere punizioni più che esemplari a qualunque stupido maschio se lo meriti, dal fratellastro Brad (che in confronto a lei, tutta angelica e perfettina, sembra semplicemente l’anticristo piovuto in terra), al ginecologo lussurioso, fino all’amico che se la tromba solo per scommessa.
L’ultimo a rimetterci le penne sarà un vecchio maniaco bavoso, in grado di toccarsi la punta del naso con la lingua. Credo che in effetti chiunque dotato di siffatto dono, debba essere punito in qualche modo, e il film dimostra che alla fine c’è una giustizia quasi divina anche su questa terra.

Insomma, per farla breve, non mi ricordo di aver mai visto un film così stranamente in bilico continuo tra comico volontario ed involontario, ed horror-trash (sanguinolento, disgustoso, ma anche in grado di toccare nel vivo un sacco di tabù e così imbarazzante da poter solo suscitare risate); così esageratamente trash a tratti, ma anche contenuto e dai strani risvolti seriosi, come se si rendesse conto che non è sempre il caso di eccedere (un po’ come se in una gara di rutti, di tanto in tanto qualcuno dicesse qualcosa di serio); così stupido ed inutile come qualsiasi altro teenage-movie, ma comunque in grado di dire qualcosa; così capace di portarsi dietro temi e paure antiche come il mondo (pare che il mito della “vagina dentata” sia l’unico presente in tutte le culture del mondo, insieme a quello del “diluvio universale”… e nel caso si beccasse un umano dalla cultura aliena, per non sbagliare, una bella centrale nucleare sempre onnipresente in buona parte delle inquadrature, e non si sbaglia).

Non so sinceramente dire se sia un film riuscito. Probabilmente non lo è, ma come ogni buon film trash che si rispetti, credo che intenzionalmente cerchi di dare l’impressione di qualcosa fatto non proprio al meglio.
In patria è stato osannato dalla critica ed ha pure vinto un premio della giuria al Sundance Film Festival. Questo non significa nulla. Ovviamente ha creato scandalo annunciato, ed infatti in Italia è uscito con un anno di ritardo. Anche questo non significa nulla.
Di sicuro il risultato che il film ottiene è strano, proprio per la stravagante mistura di amenità, tubù, schifezze, stupidate, esagerazioni trash, qualche refolo di poesia, temi seri, doppi sensi, riferimenti mitologici, un sacco di banalità e situazioni normali, e spunti quasi intelligenti di riflessione.

E’ stato anche abbastanza strano notare come la sala fosse piena di donne sole, a gruppi di tre o quattro, tutte sulla via dell’acida zittellitudine che hanno passato il tempo a ridacchiare e sgomitarsi, e di uomini tutti intenti a provare dolore e sofferenza. Sembrava un film nel film, magari Alberoni potrebbe trarne un ritratto sociologico interessante, come solo lui sa fare…
Alla fine del film un tizio davanti ha me ha esclamato: “d’ora in poi voglio solo donne usate, meglio non correre rischi!”. Un commento un po’ volgare e poco rispettoso, ma rende bene. Io aggiungerei anche di stare attenti a non avere cani in giro… non si sa mai.

Non è un film che consiglierei a tutti, perché è troppo facile leggerlo male, o non leggerlo proprio, e mi sembrerebbe un pochino ingiusto. A me comunque è tutto sommato sembrato interessante. E a dir la verità se ci penso bene, è pure patetico che ora io sia qui a darmi un contegno intellettualoide, cercando di leggerci qualcosa. Forse è meglio tornare alla gara di rutti.

Osteria numero venti, BUUUURRRPP!! Paraponzi-ponzi-po’! Se la figa avesse i denti…

Le donne di Tarantino

Thursday, September 18th, 2008 by

Un bel post della Giulia, denso di link a spezzoni video, è dedicato alla rappresentazione delle donne nei vari film di San Quintino (dal leggendario Pulp Fiction al bizzarro Grindhouse).
Non ci avevo mai fatto caso, ma è indubbiamente vero. I personaggi femminili di Tarantino sono vere eroine post-femministe. Non più “damigelle in pericolo” che devono essere salvate dal’uomo di turno, nè stupide “oche” al traino, ma nemmeno virago mascolinizzate. Tarantino vive in un mondo tutto al femminile, dove le donne fanno di tutto, e meglio, degli uomini.
E’ il post-femminismo, baby.

Per dire, se l’avesse girato Tarantino, Ann Darrow a King Kong l’avrebbe preso a calci nelle palle…

Il Cavaliere Oscuro

Wednesday, August 27th, 2008 by

Eccomi qui, riapprodato a qusto blog dopo un anno di assenza, potevo esimermi dal riprendere le fila da uno dei film che ultimamente ha fatto parecchio parlare di sé? Vuoi perché secondo alcuni potrebbe battere ogni record di incassi, vuoi perché porta una sfiga pazzesca , vuoi perché c’è un’ombra che lo sovrasta abbastanza inquietante, e non si capisce se lo è davvero, o è solo uno squallido esempio di marketing virale.
Insomma, è un film che ultimamente ha fatto parlare di sè, a torto o a ragione.

Essendone un sequel, ed essendo creato dalle stesse persone e dalla stessa produzione, molti dei commenti già espressi per Batman Begins restano validi: Batman è stato tante cose diverse nella sua storia, questo è giust’appunto un altro capitolo che ne aumenta la varietà.

Piccola premessa: non ho letto il fumetto “The return of Dark Knight” di Miller, da cui il film “dovrebbe” essere tratto. Immagino che comunque, conoscendo un poco Miller, di fama e per esperienza, il film non c’entri molto con le trame ed atmosfere del fumetto.
Detto questo, mi sento di aggiungere solo due cose ai commenti già espressi, una riguardante il regista, ed una riguardante il film.

Il regista: Chris Nolan, è uno che ci sa fare. Ci sa fare all’ennesima potenza quando ha una idea originale e la porta avanti con coerenza e talento fino alla fine.
Sembra che ci sappia fare un po’ meno quando è vincolato da un film che vuole essere di forte richiamo (diciamo pure commerciale, con l’ambizione di essere un Top10). Stavolta fa le cose un po’ meglio rispetto al seppur sufficiente Batman Begins: le atmosfere a tratti sono più scure, come giustamente dovrebbe essere, calca un po’ di più la mano quando serve. Niente a che vedere con Miller, comunque.
Purtroppo siamo ancora a New York, e non a Gotham City. Una New York nei giorni nostri, a combattere contro i terroristi (sic! Onde evitare che uno si faccia idee sbagliate, così viene definito un paio di volte esplicitamente il nuovo Joker!), contro un male oscuro e senza forma, che colpisce senza motivo e senza spiegazione, e a cui non ci si può arrendere.
I tempi segnano le cose, anche i film di Tim Burton sono ormai fuori tempo e lontani anni luce.
Tuttavia, nonostante questo adattamento ai tempi che corrono, mi sento di dire che stavolta ci siamo, finalmente dopo tanti episodi infelici, finalmente un Batman in grado di competere coi primi episodi, che restano comunque quelli più azzeccati.
Peccato che, al di là dei tempi che corrono, anche lo “svolgimento” sia troppo vicino a quello degli anni 2000, ovvero troppo preoccupato a creare spettacolo, che non a creare atmosfera. Gli inseguimenti con Batman a cavallo della BatMoto (dopo l’Hummer corazzato, era difficile fare peggio, ma ci sono riusciti), sono molto spettacolari, probabilmente ricreati al computer in buona parte vista la spettacolarità delle scene, ma sono TROPPO finti e TROPPO inverosimil, sono inutili, servono solo ad appagare le persone che nei tempi della computer graphic, chiedono e petendono che la computer grapich gli mostri cose che nemmeno possono immaginare, e non c’entrano una mazza con Batman: sono anch’essi un segno dei tempi che cambiano.
Le atmosfere, queste sconosciute!, si possono creare in tanti modi. Rimettere Batman a Gotham City senza lasciarsi andare a velleità spettacolari avrebbe di certo facilitato il compito, ma per fortuna ci sono altre scelte di regia che aiutano a “creare atmosfera”, soprattutto quando sottolineano senza mai perdere un colpo tutta la follia e l’alienazione di uno dei suoi protagonisti: il Joker di Heat Ledger.

E qui arriviamo al secondo punto, ovvero al Joker attorno a cui praticamente ruota tutto il film, e che ruba la scena in ogni istante a Batman (oltre al fatto che anche Michael Caine, Morgan Freeman e Gary Oldman lo fanno, per la loro consueta bravura). Bene hanno fatto gli autori a non intitolare il film “Batman – The Dark knight”, perché a conti fatti non sembra essere un film su Batman, bensì su Joker, c’è poco da girarci in giro.
Un Joker che è presente anche quando non c’è, un Joker che non è più un super-criminale da fumetto, ma diventa di tutto e di più… diventa un terrorista, diventa un perfido carnefice macellaio (altro che fumetto), diventa l’essenza del male indecifrabile, diventa un vero e proprio agente del caos mandato sulla terra per farne polvere (e possibilmente divertirsi un sacco nel farlo). Schiacciante è la filosofia che lo guida, semplice ma abominevole:

“Lo sai qual è la cosa bella del CAOS? Che è equo…”

E’ forse la battuta più fulminante del film, e non è uno scherzo: il Joker vuole un mondo che abbia almeno una certezza; un mondo senza disuguaglianze e senza torti, perché il caos non guarda in faccia nessuno e non fa favori a nessuno… è giusto. Viene trasformato in una sorta di giustizia primitiva ingovernabile dagli uomini, ma proprio in quanto tale, più giusta di qualsiasi altra cosa l’uomo possa creare. Questo è sicuramente il punto di forza di tutto il film.
Heat Ledger e Chris Nolan, ciascuno nel proprio ruolo, fanno bene la loro parte. La sensazione sgradevole che approda nella testa dello spettatore, nell’incalzare degli eventi e di una trama che non risparmia colpi di scena, è che l’obiettivo del caos sia stato raggiunto, perchè in um modo o nell’altro vengono sempre a mancare punti fermi. Perfino la macchina da presa spesso “svolazza” in modo inquietante, quando inquadra il Joker (memorabile la scena con Joker appeso a testa in giù, ed inquadrato a rovescio).

A mio parere Heat Ledger può puntare a vincere la sfida tra Joker. La sfida tra Tim Burton e Chris Nolan non è nemmeno ipotizzabile, non c’è storia, ma quella tra i due Joker sì, per me ci sta tutta e se ne può discutere.
Forse da vivo non avrebbero mai dato un oscar a Ledger, come pare vorrebbero fare da morto. Anche questo purtroppo, temo sia marketing…

Il film, comunque, non contiene sono questa tematica di punta. Anzi, forse c’è troppa carne al fuoco, e spesso troppo poco sviluppata.
Ad esempio il tema del “doppio” con l’evoluzione drammatica di Harvey Dent da integerrimo procuratore distrettuale (un baluardo del bene) a rappresentante integrale del male e a sua volta agente del caos al pari di Joker, nel personaggio di Duefacce, forse meritava un film a parte anziché essere “buttato via” con mezz’oretta scarsa di film, come fosse un compitino di scuola infilato in un film che si preoccupa per tutto il tempo di dare risalto a ben altro…
Invece discreto risalto è stato dato al tema della manipolazione dell’opinione pubblica. Il film dice cose già note, ma lo fa bene: spiega come il popolo abbia bisogno di un nemico, possibilmente governabile e che non abbia nulla a che fare col “caos” (troppo equo e troppo sfuggente per piacere a chi comanda) e di qualcuno pronto a combatterlo con prontezza.
Siccome l’eroe deve essere eroe fino in fondo (è pur sempre per tutti i super-eroi una questione di poteri e responsabilità, di cui grande esponente è Spiderman), anche quando non si tratta di apparire come tale, ecco aprirsi il finale azzeccatissimo e amaro, molto amaro. Così amaro che non a tutti è piaciuto, e ha fatto dire a più di una persona che conosco che questo “non è lo stesso Batman di sempre” o che è un “Batman senza palle”. Eppure temo proprio che non sia così, e che essere eroi per davvero voglia dire anche questo. Ma è una cosa difficile da capire nella società dell’apparenza in cui vivamo.
Ce lo diceva Orwell, ce lo ripete Batman. Il nemico a volte non è un nemico, un eroe non sempre sembra un eroe, e ciò che sembra un eroe non è detto che lo sia. Trovo sia giusto essere delusi ed amareggiati per quella che potrebbe essere una verità che non impariamo mai a comprendere, proprio perchè il mondo dei media e chi ci governa continuano a propinarci un’altra verità assoluta, che i nemici sono sempre molto nemici, e gli eroi sono sempre molto eroi.

l’armata

Saturday, June 28th, 2008 by

branca

mi è venuta voglia di rivederlo…
forse perchè l’ho visto anni fa, ero un ragazzino e ho solo un ricordo un po’ frammentario e confuso…
ma un capolavoro è un capolavoro, no?

MOMENTI per V

Monday, May 5th, 2008 by

Ci sono momenti, capitano ogni tanto, in cui io sento il bisogno di rivederlo, per tanti motivi, questo film ha così tante sfumature è così colmo di significati che mi lascia sempre una sensazione piacevole e la voglia di pensare. Non mi sembra poco.