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March « 2009 « La Fabbrica dei Sogni
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Archive for March, 2009

Istigazione a delinquere

Saturday, March 28th, 2009 by

Ieri sera con Robsom si voleva vedere un film, un film che dato il tema trattato non credo sia mai stato molto pubblicizzato in Italia, un film inglese, molto corto, un’oretta circa, un film d’amore, di musica, di sesso, abbastanza esplicito. Nove canzoni per descrivere la relazione tra un’uomo e una donna attraverso i loro incontri di letto e nove concerti rock.
Un anno, nove canzoni: 9Songs, appunto.

Il dvd era originalissimo, niente pirateria, niente scaricato dal web, l’abbiamo affittato gratis dalla biblioteca. Abbiamo iniziato e vederlo e per non so più quante volte il lettore s’è bloccato, o meglio i lettori si sono bloccati. A metà pellicola abbiamo dovuto rinunciare.
Dopo alcune brevi indagini abbiamo appurato che i nostri lettori non hanno niente che non vada, che il dvd é in ottimo stato, niente graffi, niente cose strane. Dai log di computer salta fuori che il problema é legato al decriptaggio del dvd stesso, in due parole: il sistema anticopia del dvd blocca i lettori, che incidentalmente sono anche masterizzatori.

Io questo film lo voglio vedere tutto, perché per quel che ho visto credo sia assolutamente interessante,
dunque non mi resta che delinquere, o lo masterizzeremo o lo scaricheremo e vaffa, ve lo siete meritato, voi e le vostre ca__ate anticopia!

Vicky Cristina Barcelona

Sunday, March 15th, 2009 by

Chiariamolo subito a scanso di equivoci: nonostante l’abbia scoperto in tempi recenti, alla sottoscritta Allen piace da impazzire, come regista intendo. Non sostengo che abbia fatto solo capolavori, ma i suoi film hanno tutti qualcosa di geniale, di profondo, di ridicolo, di esagerato, di provocatorio, lasciano il tempo di pensare e ti fanno capire certe cose o te ne fanno vedere altre che non avevi mai considerato. Per questo mi piace.

Questa pellicola non fa eccezione, molto godibile, divertente, con luci spettacolari, Allen sa fare di più ma forse questo film va bene così com’é.
Qualcuno nei commenti allo stesso film sul un altro blog cinefilo ha detto che se Allen girasse un film a Pescara o Legnano farebbe venire voglia di trasferirsi perfino lì. E’ dannatamente vero, la Barcellona ripresa é calda, assolata, giovane, in perenne movimento, piena di ormoni, di cose belle e di vino tinto, ma quanto bevono in questo film?

Storia: due amiche americane assai diverse tra di loro trascorrono l’estate a Barcellona ospiti di amici. A una mostra incrociano un artista folle noto per il burrascoso passato con l’ex moglie, fanno conoscenza, una della due decide che é giunto il momento e il luogo di buttarsi in un’altra avventura assecondando l’artista e seguendolo in un viaggio che durerà tutta l’estate.
Il film parla di molte cose, parte lento, arriva al culmine, poi torna indietro. Sembra banale, sembra il trionfo della normalità e forse lo é. Ci racconta molte cose sulle relazioni tra persone, sull’amore, sugli equilibri amorosi che forse non sempre prevedono due cuori e una capanna per funzionare, a volte ne servono tre di cuori. Così come certe volte ti serve qualcuno molto distante dal tuo modo di essere per capire cosa non vuoi, per capire quale sia il tuo talento e per seguirlo, per scoprire che non sai dove andare ma sai che devi provare altro.

La famigerata scena del bacio saffico, molto bella, sexy, per niente volgare e decisamente intrigante, non vale l’espressione di S. Johansson quando racconta all’amica e al di lei pedantissimo fidanzato, delle sue esperienze saffiche e della vita a tre: un’espressione semplice, rassicurante, dolce, come stesse dicendo che ha assaggiato il gelato al gusto pistacchio e davvero non é niente male. Insomma fa sembrare tutto una cosa normale, stuzzicante certo ma per nulla morbosa o deviata.
La morbosità sta davvero sempre negli occhi di chi guarda, forse.

A molti é parsa noiosa la voce narrante fuori campo, a me non é dispiaciuta affatto, evidenzia alcuni aspetti della storia e rende più corale il film. Poi forse é stata mal tradotta, vai a sapere lo scempio che han fatto in italiano.

Scarlett Johansson dovrebbe imparare a tenere in mano una macchina fotografica! Per il resto questa ultima musa di Allen ha il pregio di sembrare sembre bimbesca nelle sue espressioni, anche le scene più calde risultano passionali e intriganti ma in modo così lieve ed elegante che nessun’altra forse avrebbe potuto interpretare il ruolo altrettanto bene.
A Penelope Cruz la parte della pazza isterica viene molto bene, sarà perché é latina? Non so se era davvero un’interpretazione da Oscar, però ammetto la sua bravura in questo ruolo, molto sexy anche lei.
Rebecca Hall é davvero parecchio carina e molto brava nel ruolo della bilanciata, razionale, fidanzatissima talvolta petulante americana che però scopre qualcosa nel suo profondo, qualcosa che non sapeva.
Poi c’é Javier Bardem, l’avete presente? No, non é bello, lo so e dopo la sua spettacolare ma allucinante interpretazione ne “Non é un paese per vecchi” temevo di non riuscire più a trovarlo conturbante, invece … invece lo é eccome. Nello stereotipo dell’artista genialodie svitato, sexy, sbruffone, affascinante, sensibile. La smetto, ma resta uno schianta-ormoni.

Vicky: Oh, right. you’re asking us to fly to Oviedo and back.

Juan Antonio: Mmmm. No, we’ll spend the weekend. I mean, I’ll show you around the city, and we’ll eat well. We’ll drink good wine. We’ll make love.

Vicky: Yeah, who exactly is going to make love?

Juan Antonio: Hopefully, the three of us.



Nota d’apprezzamento: Robsom e io abbiamo visto il film all’ultimo spettacolo dell’ultimo giorno di proiezione, in sala eravamo in 6 (sei) persone. Praticamente una proiezione privata, un’esperienza che consiglio appena possibile.

Il Tomatometro delle Trilogie

Saturday, March 14th, 2009 by

E’ un classico delle discussioni tra fan, capace di scatenare liti ferocissime e faide sanguinarie, o più semplicemente di far passare intere serate sparando cazzate a raffica: quale degli episodi di una serie è il migliore e quale il peggiore?
Sono questioni, come tutti sappiamo bene qui, di fondamentale importanza e per questo motivo qualcuno ha deciso di affrontarle “scientificamente” creando il “tomatometro”. In pratica, usando gli indici di Rotten Tomatoes come un mega-sondaggione per trovare il consenso (o almeno la media dei consensi) tra i fan.

Il risultato è a volte scontato, a volte meno: nonostante il luogo comune voglia che la qualità degli episodi vada decrescendo nel tempo, questo non è sempre vero. Per esempio, l’episodio n.2 di Guerre Stellari (che, a causa dei disturbi mentali del signor George Lucas, sarebbe in realtà il n. 5) è generalmente considerato il migliore. O in altri casi, come Indiana Jones o Ritorno al Futuro, il n.3 è superiore al n. 2 (anche se raramente al n. 1). E ci sono rari casi in cui la serie ha quasi tenuto la stessa qualità per tutti e tre i film (tipo Il Signore degli Anelli, anche se l’episodio 2 ha ottenuto leggermente più voti). Poi si rivelano le volgari operazioni di cassetta (e cassa): Spielberg è praticamente un caso clinico in queste cose: Jurassic Park 2 e 3 sono per caso serviti a pagare le fatture del numero 1? Anche se il caso più drammatico è forse quello di Rambo, i cui episodi successivi non hanno praticamente nulla a che fare con il primo film.
E’ poi interessante la valutazione del Padrino, la cui qualità crolla miseramente con la Parte III. Coppola, come è ben noto, aveva concepito la storia in due parti e ha sempre candidamente ammesso che la Paramount lo “ricattò economicamente” per fare la terza parte. Che c’entra poco con il romanzo di Puzo, ha una storia più radicata nell’attualità e sarebbe, comunque, un gran bel film se non dovesse confrontarsi con i due capolavori che l’hanno preceduto.

Scary-Poppins e i trailer imbroglioni

Wednesday, March 11th, 2009 by

Un amico mi ha segnalato, su Tutubo, l’esistenza di un trailer un po’ particolare, quello di un film horror che non esiste, ma molto molto credibile.

Al di là del divertimento che suscita (diciamo che si tratta probabilmente di humor britannico), sarebbe interessante soffermarsi anche un attimo a meditare sulla validità dei trailer che quotidianamente vediamo in tv o nei cinema, e che di fatto non perdono occasione per raccontarci un film diverso da quello che vedremo in sala.

E’ interessante meditare sul fatto che i trailer ormai si sono trasformati in pubblicità vere e proprie, e quindi ne adottano le stesse bugiarde tecniche, con l’intento di portare nei cinema ipotetici spettatori che forse altrimenti non vedrebbero mai un film. Ad esempio possono pubblicizzare un film romantico, magari mettendo in risalto aspetti secondari che potrebbero portare nei cinema non solo gli amanti del genere romantico (che già ci vanno per i cavoli loro), ma anche gli amanti della commedia, dei film comici, o dei polizieschi?
Fino al caso limite di pubblicizzare come thriller un film da bambini? Beh, il montaggio e la musica fanno miracoli, da soli possono trasformare un film, figuriamoci che cosa possono fare in un trailer… se pur con intento ironico, lo avete visto, no?

Dark Floor

Sunday, March 8th, 2009 by

O, più comunemente detto, “il film dei Lordi”.
Già, perchè i Lordi, artisti polivalenti, hanno fatto anche un film. Ovviamente, un horror. Ed ovviamente, nel loro stile.
Innanzitutto devo dirvi che se questo post dovesse mettervi voglia di vedere il film (come spero), dovete armarvi di pazienza e cercarlo con qualche programma di P2P. Perchè in Italia non c’è. Magari il Bettino e la Zia possono fare una verifica in qualche videoteca lì in terra d’albione…credo che magari, oltremanica…
Io so solo che per vederlo, ne ho scaricato una versione in inglese (lingua degli attori, nonostante la produzione si finlandese, per la regia di Pete Riski) con sottotitoli in francese.
Il film ha un buon ritmo, scorre via facile anche se non sempre rapidissimo.
I Lordi compaiono pochissimo, si mostrano il minimo indispensabile, senza pronunciare una parola (riccorrono a più singificativi ruggiti o acuti laceratimpani), ma la loro presenza si sente per tutto il film.
L’idea di base è geniale. Economica, se vogliamo (ma non credo che il risparmio fosse uno dei target della produzione, visto l’uso di effetti speciali niente male), ma che soprattutto offre uno spunto interessante: ovvero, il film si svolge tutto all’interno di un ospedale, e tutto con soli SEI attori (salve qualche occhiata all’esterno o qualche momento con un po’ di comparese, ma sono situazioni del tutto incidentali).
Quello che ne risulta è un film claustrofobico e molto videogioco, coi nostri protagonisti che si muovono nei corridoi (ora bui, ora illuminati da lampade balbuzienti) come all’interno di un livello di Quake, o Resident Evil.
E tutto incalza anche sullo spettatore, che si sente costantemente il fiato sul collo.
Perchè il punto forte di questo film è che non punta sul caro vecchio cavallo vincente della paura dell’ignoto, di ciò che non possiamo vedere…e di ciò che non possiamo capire, e spiegare.
Per questo, man mano che il film prosegue, sembra sempre più di assistere ad un episodio di “Ai confini della realtà”, dove non è l’irreale a farla da padrone, ma piuttosto il surreale.
Per carità, le scene da B-movie non mancano, ma sono saggiamente limitate, e lo splatter non un fine, ma un’evoluzione consequenziale di una determinata situazione. Per catturare e spaventare lo spettatore, il film gioca più che altro su tasti dall’effetto comprovato: come dicevo poche righe sopra, ciò che ci spaventa non è l’orrore che vediamo, ma l’ignoto che percepiamo: è quindi il rumore in fondo alla tromba delle scale, l’ombra dietro il vetro, il tonfo dietro l’angolo..
Unica cosa che non so ancora dire se mi sia piaciuto o meno, è il finale.
Di certo piacerebbe a Yash, perchè è molto…Donnie Darko, non so se mi spiego..
non voglio spoilerare, quindi non dico altro…spero solo d’avervi messo curiosità, per confrotare con qualcuno le idee sulla fine del film.
Ora, titoli di coda e, soprattutto LUCI in sala…per favore…..