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Archive for 2013

Behind the candelabra

Sunday, December 8th, 2013 by

Film uscito qualche mese fa in USA, prodotto da HBO per la TV. Avevo letto un’interessante intervista-promozione a Michael Douglas a suo tempo e ne ero rimasta affascinata. Non solo per la storia in sé, ma per quanto Douglas raccontava del protagonista principale, consciuto nella vita reale. Apparentemente Liberace era una conoscenza di famiglia; immagino amicizie hollovwoodiane tra attori, cantanti e compagnia bella.
Liberace é per noi europei un perfetto sconosciuto o quasi. Per riassumere é stato un pianista, grande intrattenitore, con una sessantina di concerti sempre esauriti in pochi anni. Era un tizio un po’ eclettico (eufemismo); nel film spiega brevemente come nasce la sua passione per gli strass e i candelabri, le scenografie eccessive, i vestiti assurdi, i pianoforti luccicanti … “i pianisti tradizionali sono vestiti di nero, suonano davanti a un pianoforte nero, chi mi avrebbe mai notato vestito cosí?” e in effetti ha trovato un modo per essere notato, a voi una foto dell’originale Liberace:

Il trionfo del kitsch all’ennesima potenza. Stile non precisamente nelle mie corde, eppure … eppure il film mi é proprio piaciuto.
Il film si concentra sul periodo in cui Liberace incontra, si innamora e inzia una relazione che definiremo complessa, con un giovanotto assai piú giovane di lui, interpretato per noi da Matt Damon.
Non vi racconto la storia, che é commovente e spesso ironica, divertente nei suoi eccessi. Vi diró soltanto che Douglass e Damon sono grandiosi! bravissimi nel non cadere nel grottesco, nel non esagerare e non esagerare nell’interpretare Liberace credetemi é davvero difficile. Douglas ne imita accento e movenze alla perfezione, se confrontate il film con video originali scoprite una somiglianza imbarazzante.

Se volete una storia diversa, nuova per noi europei, vera e intensa, fate una ricerchina veloce: fino a ieri sera era integrale sul TuTubo ;).

Il trailer:

Lo Hobbit – un viaggio inaspettato

Friday, November 29th, 2013 by

Con colpevole ritardo, ieri sera mi sono visto in dvd il capitolo iniziale della nuova trilogia di Peter Jackson dedicata a “Lo Hobbit”, ovvero “Un viaggio inaspettato”.banner-hobbit-1
La prima perplessità nasce già nel momento in cui devo utilizzare la parola “trilogia”. Mi spiego:
Il Signore degli Anelli: composto da tre libri, un totale di oltre 1200 pagine più appendici varie.
mi pare giusto farne una trilogia dedicata ai tre macro capitoli.
Lo Hobbit: circa 400 pagine, con un suo inizio ed una sua fine.
E ne facciamo una TRILOGIA?! what the…!!?
Ne prendo atto ed inizio la visione. Da estimatore di Tolkien, e del fantasy letto prima ancora che scritto, non posso non notare le incongruenze tra libro e film. Ok, sono meno nerd di quanto vorrei e molte mi sfuggono (ah, la memoria non è più quella di una volta..ma non preccupatevi: come per tutti i film tratti da libri, vi basta una googolata e trovare la lista, paragonabile a quella dei debiti di Paperino). Tuttavia ce ne sono di eclatanti , tipo: Azog, chi era costui!? Nel libro non è assolutamente presente, non c’è nulla di simile. Creare un dualismo Azog – Thorin che si prospetta di durare per l’intera trilogia, è uno stravolgimento non da poco alla trama. E’ l’introduzione del solito dualismo “eroe combattuto vs sua nemesi” che nel libro non c’è. Perchè, mi chiedo, perchè?
E poi il ritrovamento dell’Anello. No, dico, dell’Anello! L’Unico Anello! il mattone portante del Fantasy!
E mi cambi il modo in cui entra in scena!? Bilbo lo trova casualmente, non lo ruba volontariamente a Gollum! Bilbo NON è un ladro, mi spiace. E Saruman!? nel libro non c’è…E Poi scusate, Radagast il Bruno, su una slitta tirata da conigli con in testa una inutile cagata di piccione: qualcuno mi spiega che senso abbia!? che bisogno c’è di una (doppia) pagliacciata di questo tipo!? A sto punto, copio la battuta del mitico ZeroCalcare sul cinema, che andando a vedere un film su Gandhi si vedeva consegnare degli occhialini con la faccia di Boldi per volere dei curatori dell’edizione italiana. Dai, facciamo doppiare Gandalf da De Sica, Bilbo da Zalone, mettiamoci due battute su Berlusconi, e via.
No, davvero, il modo in cui è reso Radagast il Bruno è un’offesa verso chiunque abbia mai tenuto in mano un libro.
Ok, mi calmo, smetto i panni del nerd isterico, e guardo alla realizzazione del film. E non posso che ricollegarmi a quanto appena scritto per Radagast. La domanda è PERCHE’?!
spoiler alert – god,why!? alert
Perchè scene di alberi che cadono, ed i nani (cosi alti un metro e cinquanta per centocinquanta kg di ciccia, pelo e fegato, più almeno altrettanto peso in armi e armature) che saltano di ramo in ramo come Lemuri dopati!? Perchè montagne che si scontrano con tizi in mezzo che non si fanno nemmeno un graffio!? No, dai, ragazzi, ok che è un fantasy, ma un minimo di credibilità… Tra l’altro, anche i nani sono mal assortiti, incongruenti tra loro, e sembrano quasi una compagnia di galli di Asterix…
Incarognito da questa situazione di Occasione Sprecata di proporzioni bibliche, l’ultimo “se ne sarebbe fatto volentieri a meno” è per i le battute di Gandalf (un po’ di rispetto per lui e per Sir Ian McKellen!) che si autocita di continuo (“correte, sciocchi!”, “fuggite!”, “di qua, sciocchi!”) è piuttosto ammorbante.
Ok, la prossima volta prima di scrivere una recensione cercherò di dormire di più, e di non farla in pausa pranzo….

Thor: the dark world

Thursday, November 14th, 2013 by

Finalmente siamo andati a vedere questa seconda avventura cinematografica di Thor.
A parte l’esperienza mistica del multisala pieno di imbecilli, raccontata altrove, che dire? Che ci si diverte, forse un poco meno che nel primo film, ma ci si diverte molto ed é sempre un bel vedere. Ce n’é per tutti i gusti: cose che fanno booom, cose che atterrano, che vengono scagliate qua e la con o senza l’intervento del martello di Thor, un bella ricostruzione di Londra, vichinghi che festaggiano … e loro sí che ci sapevano fare. Poi ci sono bei marcantoni, e bellissime donne, Jaimie Alexander, signore e signori:thor-sif-jaimie-alexander
Natalie Portman che schiaffeggia in serie Chris Hemsworth e Tom Hiddleston vale tutto il film. Qui abbiamo un debole per la Portman, da sempre.

Ho sostenuto per anni che Thor non era un supereroe che mi sarebbe piaciuto, sbagliavo, e non é tutto merito del ‘martello’!

Non é il supereroe danneggiato e oscuro che mi intriga solitamente (Batman, sí) ma c’é tutto il fascino delle divinitá vichinghe e il suo travagliato dover scegliere tra l’essere re e …

Menzione speciale per Kit Dennings (2 Broke Girls) che ha una fisicitá e un tempo comico pazzeschi. Sí, é questa qui.

Bella davvero la sigla di coda con i credit, uno stile fumetto-schizzo molto appropriato. Alla Marvel hanno mantenuto la tradizione di un piccolo assaggio delle prossime avventure piazzato dopo i credit, quando la gente che soffre di iperattivitá o vescica debole ormai é uscita dalla sala; a questo giro per esagerare ne hanno messi addirittura due. Ringraziamo.

Se dopo averlo visto vi restano alcune domande qui trovare delle risposte: SPOILER ALERT!

Loki can dance

Sunday, November 10th, 2013 by

Mercoledí é tempo di Thor, nel frattempo, enjoy:

Captain Phillips

Sunday, November 10th, 2013 by

Fatevi un favore, andate a vedere questo film. Altro che Checco Zalone!
Perché dovreste vederlo? perché Tom Hanks, che non é nemmeno tra i miei attori preferiti*, l’ha fatto di nuovo: interpretazione notevole.
La storia é nota, ed é una storia vera: una nave mercantile viene assalita dai pirati al largo delle coste somale. Il rapimento a scopo riscatto non va proprio come nei piani dei somali, la faccenda si complica e … il regista vi tiene in ansia fino a 5 minuti dalla fine. E non é un’ansia cattiva da thriller, é un’ansia empatica, del tipo: ‘E adesso come ne usciamo da sto casino?’ Domanda che si pongono entrambe i capitani, quello americano e quello somalo.

Tom Hanks come detto é grandioso, riesce a farti venire sete, bisogno di fare pipí, bisogno di muoverti, bisogno di aria, e un filo di nausea da mal di mare. I somali che interpretano i pirati sono attori improvvisati e sono bravissimi. Si percepisce l’assoluta disperazione, la motivazione che li spinge: non hanno niente da perdere, ma proprio niente. E lo si capisce fin dalle prime scene.
Tutto questo non li giustifica, e non credo fosse nelle intenzioni del regista di giustificarli, ma il loro punto di vista c’é, ed evita al film di diventare un’aMMericanata.
Guardatelo, non fosse altro per le scene nella seconda parte del film, quando un incrociatore, una portaelicotteri e un cacciabombardiere americani inseguono e circondano una scialuppa di salvataggio … surreale, e simbolica.

Captain Phillips

Captain Richard Phillips: There’s got to be something other than being a fisherman or kidnapping people.
Muse: Maybe in America, Irish, maybe in America.

Dopo il film l’uomo ed io ci siamo fatti una lunga discussione sulle implicazioni e le conseguenze pratiche/legali della pirateria somala moderna. Sulle responsabilitá delle compagnie, sull’idiota clausola che le compagnie di assicurazioni pongono a queste navi: no guardie armate a bordo, a meno che non siano militari veri e proprio (vedi Maró), sulle possibili soluzioni technologiche. C’é da parlare per ore e quando un film ti fa ragionare per ore, secondo me é un buon segno.

* (Imputo parte di questo mio non avere un serio crush per Hanks al suo doppiatore italiano, la sua voce originale ha un timbro che recita da solo … ma questa sono io con le mie fisse sulle voci, lasciatemi perdere.)