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Archive for the ‘arti marziali’ Category

Kill Bill Vol. 1 e Vol.2

Monday, October 18th, 2010 by

Sto per dire, o meglio ripetere, un’ovvietà totale: Tarantino é un genio! Scusate ma dopo una minimaratona fatta dei Volumi 1 e 2 di Kill Bill che altro potevo dire?
Come sempre in questo film, sì lo so sono due ma se non lo avete già visto al cinema separatamente io consiglio di vederli in sequenza, tutto rende meglio. E’ un’unico film e così va visto. Dicevo? ah sì, che come sempre da questo film si capisce, di nuovo, l’immensa cultura cinematografica di Tarantino, c’è probabilmente una citazione per tutto quanto, dai film classici giapponesi ai western finendo nei manga. Sì, c’é anche uno spezzone di fumetto manga dentro, c’é ed é perfetto perché racconta una storia nella storia, una storia crudele di formazione.
C’é una scena d’inverno, sotto la neve, in un giardino giapponese che sembra girata dentro una di quelle palle di vetro che se le girate scende la neve, un combattimento di per sè lento reso un ballo scatenato all’ultimo colpo con un flamenco di sottofondo che tiene sospesi dentro quella palla di vetro quasi natalizia.
Degli attori posso solo dire che Uma Thurman è the Bride, si vede subito che il personaggio le é stato disegnato addosso da Tarantino e da lei stessa. Il regista ha infatti sempre ammesso di non poter accettare nessun altro per il ruolo principale, per girare il film ha aspettato la Thurman, incinta quando Tarantino voleva iniziare le riprese, e ha poi disegnato con lei il personaggio. Un killer.
La storia la sapete e il titolo di per sè racconta tutto quello che c’é da sapere senza avere spoiler: una sposa deve avere la sua vendetta e uccidere Bill. Come si dedica a questa missione e soprattutto come Tarantino ce lo racconta é qualcosa che non si può descrivere é Cinema, è il motivo per cui si paga il biglietto, il motivo per cui alla fine del film si passano ore a spulciare citazioni, dettagli e non si smette per giorni. O forse siamo noi due ad essere anormali, lo so.
Una sola cosa ancora sento di voler dire, ci sono mille e mille inquadrature in questo film che sono perfette, sono scatti fotografici che incantano, sono scene studiate al millimetro, sono dettagli che, insieme a tutto il resto, fanno di Tarantino un genio. Non ho contato le volte in cui avrei voluto fermare il dvd per gustarmi la luce di un’inquadratura, troppe.
Quello che definirei un capolavoro. Troppo violento e splatter? come sempre é così violento ed esplicito che non fa più paura, tranne forse una scena claustrofobica. Poi ricordatelo: nei film di Tarantino ci sono sempre battute e scene di un’ironia tale per cui anche in mezzo a tutta la violenza la risata scappa sincera.

Crouching Tiger, Hidden Dragon

Thursday, September 22nd, 2005 by

Sono stato tentato di usare il titolo originale di questo film, Wo hu cang long, ma poi nessuno avrebbe capito di che stavo parlando. Il motivo sta sempre nella ostinazione della già citata signorina, che continua a pensare che se un film è parlato in un mandarino semplice si capisce benissimo. C’è da dire che se i nomi dei personaggi fossero uguali nell’audio e nei sottotitoli la vita sarebbe più semplice.

Ad ogni modo, il celebratissimo La Tigre e il Dragone è stata un pò una mezza delusione. E’ un film ben fatto, molto curato nelle luci e nei colori (un trademark di Ang Lee). Gli attori, per quanto difficile mi venga giudicare l’espressività dei cinesi, sono bravi, sia Yun-Fat Chow che Michelle Yeoh, molto maturata come attrice dai tempi di 007, e naturalmente la splendida Zhang Ziyi. L’idea di dare un tocco femminista alla storia è pure abbastanza originale per un film di arti marziali. Il problema sta altrove.

Di solito in film di questo tipo, la storia è solamente un pretesto per mostrare spettacolari scene di combattimento. E, di solito, si tratta di scene al limite della credibilità. In tutti i film è richiesta una certa sospensione della credulità dello spettatore (se ne è già parlato) e, visto che nell’immaginario popolare i maestri di arti marziali hanno capacità quasi sovrumane, nei film di arti marziali la soglia di verosomiglianza è particolarmente bassa. Il problema della Tigre e il Dragone sta nel fatto che questa soglia è praticamente sparita. I combattimenti sono irreali danze nell’aria. Splendidamente coreografati (non per niente è lo stesso coreografo di Matrix), ma assolutamente impossibili. Perlomeno in questo universo. Che volendo potrebbe anche essere visto come una rappresentazione artistica, estetica, del kung-fu, se fosse supportato da una storia che giustificasse la dimensione fantastica, da fiaba di arti marziali. Ma non è così, ed è un pò un peccato.

The things we touch have no permanence. My master would say: there is nothing we can hold onto in this world. Only by letting go can we truly possess what is real.

Ghost Dog

Wednesday, September 14th, 2005 by

Ghost Dog: the way of the samurai è un film strano. Un mix bizzarro tra una storia di mafia, una storia di ghetto e una di arti marziali. Potrebbe anche essere un’idea affascinante, un killer impiegato dalla mafia italo-americana che segue il codice d’onore degli antichi samurai. E in effetti è ben fatto, con una musica rappata accattivante e una affascinante fotografia. Ma ne viene fuori un minestrone senza molto senso, un pò Leon, un pò innumerevoli altri film di mafia e di samurai, ma con una storia mal raccontata e personaggi mal caratterizzati (e c’è da dire che Forest Whitaker è anche al suo minimo storico).

Le citazioni dall’Hagakure, il libro di riferimento dell’etica samurai, rimangono la parte più interessante, ma appaiono spesso isolate dal contesto. E’ un peccato perchè come idea aveva un certo potenziale, per esplorare il legame e la tensione tra padrone e servitore, tra fedeltà e morte. Un rapporto complesso, regolato da un codice d’onore antico. E se il signore a cui il samurai ha giurato fedeltà fino alla morte vuole la sua morte? E per quale motivo il samurai dovrebbe arrivare a essere così devoto al suo signore, soprattutto quando questi ne è palesemente indegno? Forse l’onore del signore è importante quanto quello del samurai. E poi, è il codice del samurai che determina la sua vita o il contrario? Il codice diventa un feticcio privo di senso, autoreferenziale, importante di per sè, ma scollegato dal mondo. Oppure no, è l’unica cosa capace di dare un senso alla realtà e alla vita?

It is said that what is called “the spirit of an age” is something to which one cannot return. That this spirit gradually dissipates is due to the world’s coming to an end. In the same way, a single year does not have just spring or summer. A single day, too, is the same. For this reason, although one would like to change today’s world back to the spirit of one hundred years or more ago, it cannot be done. Thus it is important to make the best out of every generation.