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omaggio « La Fabbrica dei Sogni
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Archive for the ‘omaggio’ Category

Philip Seymour Hoffman RIP

Sunday, February 2nd, 2014 by

Maisie Williams

Wednesday, October 9th, 2013 by

Appreciation moment for Maisie Williams.
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Re, Regine e Oscar

Sunday, March 13th, 2011 by

Qualche giorni fa se ne è andata Jane Russel, l’ultima delle pin-up e a me dispiace tanto; recentemente avevo (ri)visto Gli uomini preferiscono le bionde, e Jane era davvero l’unica donna al mondo in grado di tenere testa a Marylin. E questo è più o meno tutto ciò che c’è da dire su di lei.

In realtà volevo parlare degli Oscar di quest’anno, anche se sono abbastanza in ritardo. Ha stravinto (telefonatissimo) Il Discorso del Re. Che è un gran bel film, capiamoci, anche se non saprei se proprio il Miglior Film. Nonostante una serie di grossolane mistificazioni storiche, che se proprio vogliamo fare i pignoli non sono nemmeno il punto della storia, quindi chissenefrega. Non ne abbiamo scritto qua, ma è uno di quei film che agli inglesi vengono da dio, con tutta l’atmosfera e la nebbia, le classi sociali, l’Impero, le cornamuse e “my dear, would you care for a cup of tea?”.
E’ una bella storia, di autostima, crescita e lotta personale, traumi familiari, destini non voluti: che non è detto che solo perchè sei nato principe avrai la vita più facile dei peones. Ed è girata magistralmente, con fantastiche interpretazioni dei tre protagonisti principali. Sul lato negativo, troppo concentrato sulla figura del Re, con poco spazio agli altri personaggi e a momenti, forse per questo motivo, un pò ripetitivo. Che magari era un effetto voluto, va a sapere.

Ma l’unico Oscar che indubbiamente si sarebbe meritato era quello per Attore Non Protagonista ed è l’unico che non gli hanno dato. Okay, io non ho visto The Fighter, e sono pronto a ricredermi sul fatto che sia uno di quei casi in cui il trailer inganna. Ma davvero Christian Bale ha dato un’interpretazione migliore di Geoffrey Rush?

E vogliamo parlare di aver completamente dimenticato True Grit? Fosse anche solo per la fotografia? E’ vero che Jeff Bridges soffre il confronto con l’originale, perchè John Wayne è Il Grinta più di qualunque altro personaggio abbia mai interpretato. Ma Hailee Steinfeld è semplicemente impressionante, ancora di più perchè tanto tanto giovane. In una versione della storia più cruda e matura di quanto fosse quella di Hathaway e Wayne, Hailee riesce a centrare l’equilibrio perfetto (tra bambina vulnerabile e donna forte) per la sua parte assai meglio di chi l’ha preceduta. Forse era troppo giovane per insidiare Natalie e il suo Cigno Nero, ma lei da sola alza il profile di True Grit notevolmente e secondo me questo avrebbe dovuto essere riconosciuto.
Tutto qua.

un’altro che se na va…

Tuesday, November 30th, 2010 by

Non so che dire: quest’anno è un’ecatombe e pare che quasi tutto quello che ho scritto su questo blog siano stati necrologi.
Ieri, Leslie Nielsen, uno che mi ha fatto ridere fino alle lacrime e questa è la cosa più bella che si può fare a qualcuno.
Oggi, Monicelli, di cui posso solo dire che è stato un grande, un vecchio bastardo cinico e rude come solo certi grandi toscani sanno essere.

Prometto che prima della fine dell’anno scrivo anche qualcosa che non sia un elogio funebre, ma c’è una cosa più personale che vorrei dire. Sia Dennis Hopper che Monicelli sono morti di cancro alla prostata, la solita bestia stronza. Uno è stato così aperto nel suo supporto e uso della marijuana per alleviare il dolore ai malati terminali, da finire nei guai con la legge e la ex-moglie. L’altro si è suicidato, presumibilmente per risparmiarsi una lunga agonia, che in un paese molliccio e bigotto sarebbe diventata il solito melodramma pubblico. Casualmente colpiti dalla stessa malattia, mi piace pensare che si siano trovati compagni nella lotta per il diritto a essere malati e a morire con dignità e senza sofferenza.
E che abbiano insieme alzato un gran dito medio a chi vorrebbe imporre a tutti la propria rivoltante cultura della vita morte e del dolore.

Come vorrei che venisse fuori un funeralone da fargli prendere un colpo a tutti e due quelli lì: e migliaia di persone, tutte a piangere, e corone, telegrammi, bande, bandiere, puttane, militari…

Dino

Thursday, November 11th, 2010 by

Oggi, qualche ora fa, è morto Dino De Laurentiis. E’ stato un grandissimo produttore e uno dei pochissimi italiani che e’ riuscito a uscire dal suo piccolo angolino provinciale e affermarsi nella giungla di Hollywood. Vale la pena raccontare brevemente la storia, perchè è così che il cinema italiano è morto.

Tra il 1950 e il 1972 Cinecittà è stata la succursale europea di Hollywood. Grazie alla legge Andreotti, le co-produzioni italo-straniere potevano usufruire di incentivi statali, attirando un mare di soldi dall’America e dall’Europa. Roma era il centro della Dolce Vita (appunto) e Ava Gardner faceva girare tutte le teste di via Veneto e i capricci di Liz Taylor riempivano i giornali nazionali; era l’epoca di Ben Hur, Cleopatra e tanti altri colossal che hanno fatto storia.
Poi, nel 1972, in uno di quegli atti miopi e supremamente imbecilli in cui la classe politica italiana è specializzata, il Parlamento passava la nuova legge sui sussidi cinematografici, riservandoli alle produzioni 100% italiane. I produttori stranieri fecero le valigie e con loro i migliori tra gli italiani, come De Laurentiis e Ponti. E salvo poche occasionali fiammate di ritorno, di Cinecittà non rimane che l’ombra. E non c’è molto altro da dire tranne che questo:

Il problema dei registi italiani è che vogliono fare i film con un occhio alla critica. Noi però siamo show-man e dobbiamo fare film solo per il pubblico.

(Dino, accentando il Leone d’Oro alla carriera nel 2003)

De Laurentiis ha prodotto alcune della cose più belle del cinema degli ultimi 60 anni: Rosselini e Fellini, Monicelli e Steno, De Sica (padre, ovviamente) e Comencini (padre, ovviamente) e poi John Huston, Lumet, Pollack, Lynch… la lista è lunghissima e include immensi capolavori (Serpico) così come terrificanti schifezze (Dune di Lynch). Per non dimenticare il leggendario Barbarella.
Tra tutte queste produzioni, e visto che oggi è proprio l’11 Novembre, vorrei ricordare in particolare La Grande Guerra di Monicelli, una spietata satira agrodolce della guerra e del carattere nazionale: