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Archive for the ‘spionaggio’ Category

Munich

Monday, March 20th, 2006 by

Non posso dire che l’ultima opera di zio Steven mi abbia deluso. Non posso nemmeno dire che mi abbia entusiasmato.
Tecnicamente (quasi) perfetto (come sempre), solo che, conoscendo lui e il soggetto così politicamente sensibile, mi aspettavo un approccio un poco più emotivo. Invece è didascalico, quasi freddo. Diciamo anche che Eric Bana piacerà pure alle donne, ma non è proprio questo attorone, il che non aiuta di certo.

Spielberg è un regista troppo esperto perchè questo non sia un effetto voluto, per cui la mia impressione è che parli di Israele, ma stia parlando all’America. In piena “guerra al terrore” (qualunque cosa voglia dire) e con un paese sconvolto dagli scandali di torture, intercettazioni illegali, campi di concentramento e via discendendo nell’orrore, Spielberg sembra voler dire: “guardate che di qua non si va da nessuna parte, rischiamo di fare la fine di israeliani e palestinesi.” Purtroppo l’impegno politico lascia un pò in disparte il tema della vendetta che con il suo groviglio di ambiguità, contraddizioni, sensi di colpa, tormenti interiori e passioni, si presta a elaborazioni artistiche notevoli (dal “Conte di Montecristo” in poi), che magari sarebbe stato un poco scontato, ma avrebbe aggiunto spessore alla storia.

Personalmente l’ho trovato molto più interessante dal punto di vista storico. La ricostruzione dell’assalto al villaggio olimpico, la pavidità dell’Europa pronta a scendere a patti coi terroristi per quieto vivere (e oggi ne paga il prezzo), l’isolamento e la fredda determinazione di Israele (incarnato in una grandiosa Golda Meir), le ambiguità dei rapporti tra l’OLP e i servizi segreti americani e sovietici nell’ambito della più ampia partita della Guerra Fredda, la strana relazione tra il terrorismo ideologico (RAF, Brigate Rosse) e quello nazionalista (IRA, OLP, ETA), la cialtroneria, allora come oggi, dei leader palestinesi. Tutti pezzi di storia e particolari che i dilettanti della politica nostrani preferiscono ignorare o, peggio, che non hanno mai saputo.

Per uno come Spielberg è una visione della politica e della storia sorprendentemente cupa e cinica, che rende abbastanza incomprensibili le polemiche che hanno investito Munich. Qua non si fa del “relativismo etico”, non si fa “apologia di terrorismo”, non si giustificano gli assassinii mirati. Neppure si fa del pacifismo. Al contrario, si prende pragmaticamente, anche se dolorosamente, atto del fatto che il mondo è una giungla dove vale la legge del più forte. La questione infatti non è tanto se sia morale o giusto, quanto piuttosto se sia utile uccidere il nemico (“Why should I cut my nails? They’ll only grow back again.”). Munich vorrebbe mostrare che così non si può che perpetuare la tragedia, ma ne viene fuori un quadro in cui la tragedia sembra cupamente inevitabile e, alla fine, l’unico che sembra aver capito come girano le cose è Ephraim, il cinico controllore del Mossad interpretato da un eccezionale Geoffrey Rush.
Inutile cercare la giustizia in questo mondo. Come diceva qualcuno, la Giustizia è appannaggio di Dio, privilegio dell’Uomo è la Vendetta.

You don’t want to share this world with us, then we don’t have to share this world with you.

The Interpreter

Sunday, October 30th, 2005 by

Con molta voglia di vedere questo, mi hanno trascinato a vedere quest’altro.
Un thriller politico ben costruito; senza essere un fino storico contemporaneo ritengo che la storia possa essere credibile.
Nicole Kidman si conferma all’altezza della fama, brava, molto brava nei panni dell’interprete che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato, cerca di trarne un vantaggio sul finale e rischia il guaio colossale. Nota inutile: spero che la Kidman abbia recuperato quei 7-8 kg persi per interpretare la spaventata Silvia Broome, perchè la ragazza è troppo magra!
Sean Penn, l’agente Tobin Keller, è come il vino: migliora invecchiando e non parlo da bionda, è diventato bravo o forse lo è sempre stato ma ora gli fanno fare film degni di questa definizione. Un’interpretazione a tratti toccante, a tratti rude. Tutto quello che serve ad un eroe moderno.
Pollack ha potuto girare delle belle scene all’interno del palazzo dell’ONU, molte nella sala dell’assemblea generale. Uno strappo alla regola con permesso eccezionale di Kofi Annan, che da parte sua immagino abbia ringraziato per la bella figura che l’ONU rimedia nel film. Emozionante, in fondo la gente che siede su quelle poltroncine azzurre su moquette verde ha per le mani il destino di miliardi di persone.
La trama è ben costruita, con ritmo, pochi spari inutili, molti visi espressivi; pecca nella seconda parte, è come se girasse a vuoto su fatti che in fondo non incidono, morale: ci sono i soliti 10 minuti di pellicola di troppo.
Abile il regista: non ci fa quasi mai notare la differenza di altezza tra i due attori, buona l’idea studiata per la scena finale (che non vi anticipo, son buona).
Un piccolo rassicurante SPOILER: i due non finiscono tra le lenzuola, per un soffio evitiamo il finale scontato.

Silvia Broome to Secret Service Agent Keller: “I’ll be honest with you, I don’t know how honest I can be with you.

Dr. No / From Russia with love / Goldfinger

Tuesday, August 16th, 2005 by

Ci sono momenti epici nella vita. Per esempio, cenare con aragosta e vino bianco e poi tornare in albergo e farsi una no-stop di 6 ore con i tre migliori film di James Bond. Certo sono cose che la mattina dopo si pagano, soprattutto se non riesci a trovare un caffè decente nel raggio di 50 chilometri. E’ un po’ come assistere in diretta alla nascita di un mito del cultura del XX secolo (e dato il soggetto, l’aragosta aiuta). Ci si rende anche un pò conto di come le storie di Bond siano, diciamo così, al limite della credibilità. Anzi spesso ben al di là del limite. La trama di Goldfinger, che pure è uno dei più belli, non sta in piedi sotto nessun punto di vista, neanche usando tutta la flessibilità mentale e lo sforzo necessario per mandare giù Dr. No (inspiegabilmente tradotto in italiano come Licenza d’uccidere). Dalla Russia con amore, il mio preferito, è forse quello più verosimile. Ma che importa? Non è questo che ci si aspetta da 007. James Bond è classe, tecnologia, gadget, belle donne, cattivi da fumetto, luoghi favolosi, azione e battute memorabili. E’ la rappresentazione di una vita d’avventura e glamour che è un sogno irrealizzabile . E questo naturalmente è il motivo del successo quarantennale di 007. La spia è l’ultimo eroe possibile in un mondo così anti-romantico come quello moderno.

A vederli uno in fila all’altro si mischiano (per modo di dire, li ho visti talmente tante volte da poterli recitare a memoria) in una girandola di scene che hanno fatto la storia e la leggenda del cinema e del costume. La primissima apparizione di Bond (una scena praticamente perfetta), i flirt con Miss Moneypenny, Honey Rider che esce dal mare della Giamaica nel suo bikini bianco (roba da infarto, anche a distanza di 43 anni), il duello con l’inquietante Rosa Klebb, l’improbabile laser d’oro di Goldfinger, Tatiana Romanova che scivola nel letto di Bond, la cena con il gelido dottor No, il fantastico Pussy Galore Flying Circus, il Dom Perignon del ’53, Oddjob e la sua bombetta, il viaggio sull’Orient Express, l’Aston Martin e la valigetta truccata di Q, la morte dorata di Jill Masterson. E poi i luoghi favolosi (e diventati classici) dell’avventura, la Giamaica, Istanbul, le Alpi svizzere, Venezia.

Alla fine, quando si spegne la tv viene voglia di scendere al bar dell’albergo canticchiando It’s the kiss of death from Mister Goldfinger e ordinare un vodka martini agitato, non mescolato. Peccato fossero le 4 del mattino passate.

I put a black widow spider underneath his mosquito net… a female, they’re the worst. It took him a whole week to die. Did I do wrong?

Ah, the old game: give a wolf a taste and then leave him hungry. My friend, she’s got you dangling.

My dear girl, there are some things that just aren’t done, such as drinking Dom Perignon ’53 above the temperature of 38 degrees Fahrenheit. That’s just as bad as listening to the Beatles without earmuffs!

Mr. & Mrs. Smith

Tuesday, June 28th, 2005 by

Lo dico fin dall’inizio. Sono andato a vedere questo film molto prevenuto. E’ che io quando si tratta di Angelina Jolie non sono capace di essere obiettivo. Per me potrebbe anche non fare altro che leggere le pagine gialle e andrebbe bene lo stesso. Figuriamoci dopo aver visto il poster del film.

Detto ciò, Mr. and Mrs. Smith è un filmetto che si lascia guardare con piacere (e no, non solo per Angelina). Funziona prima di tutto perchè non si prende troppo sul serio (Brad ha imparato bene la lezione del cazzaro dall’amico George). E poi perchè tra i due attori c’è un’intesa eccezionale, e non solo sul set a quanto pare. Brad e Angelina passano un paio d’ore ad ammiccarsi, guardarsi storto, picchiarsi, inseguirsi, spararsi addosso, tirarsi coltellate (metaforiche e non), beccarsi, ribeccarsi e, in generale, a divertirsi da matti. Non che ci siano dubbi, da queste parti, che la signora Smith è molto più in gamba del signor Smith eh? Il film strizza l’occhio a illustri (e meno illustri) predecessori come La Guerra dei Roses e True Lies, citano James Bond, Lara Croft e i tradizionali shoot-out movies di Sylvester e Schwarzy e anche se la storia è praticamente inesistente i protagonisti se la giostrano in modo abbastanza abile da non farci troppo caso.
Sesso, humor e violenza. Quale modo migliore di passare una serata in relax?

Your aim’s as bad as your cooking sweetheart… and that’s saying something!