Warning: "continue" targeting switch is equivalent to "break". Did you mean to use "continue 2"? in /home/mhd-01/www.robsom.org/htdocs/lafabbricadeisogni/wp-includes/pomo/plural-forms.php on line 210

Warning: Use of undefined constant wp_cumulus_widget - assumed 'wp_cumulus_widget' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /home/mhd-01/www.robsom.org/htdocs/lafabbricadeisogni/wp-content/plugins/wp-cumulus/wp-cumulus.php on line 375
2004 « La Fabbrica dei Sogni
Warning: call_user_func_array() expects parameter 1 to be a valid callback, no array or string given in /home/mhd-01/www.robsom.org/htdocs/lafabbricadeisogni/wp-includes/class-wp-hook.php on line 286

Posts Tagged ‘2004’

Crimen ferpecto

Friday, March 31st, 2006 by

Era veramente da un pezzo che non ridevo così tanto al cinema. Grazie mille alla rassegna del cinema indipendente!
Crimen ferpecto (il riferimento, volutamente storpiato, è all’omonimo film di Hitchcock) è una di quelle piccole perle che purtroppo non trovano mai l’attenzione (e la pubblicità) che meritano. Vuoi perchè non è l’ennesimo blockbuster hollywoodiano tutto effetti speciali, vuoi perchè non può vantare nomi famosi, vuoi perché non è l’ultimo aborto del solito intellettualoide nostrano. Invece è una divertentissima e cattivissima commedia nera, di un umorismo incredibilmente macabro e bastardo. Una satira spietata della società dell’apparenza e dell’immagine. E dei suoi falsi miti. Ma anche no.

Manuel, un “hombre elegante, que quiere vivir en un mundo elegante”, vive in modo molto glamour e fashion: purtroppo per lui lo stile di vita a cui aspira è possibile solo nei film o nei tabloid. Ma per un uomo in gamba, e con pochi scrupoli, niente è impossibile. Basta un poco di inventiva e una gran faccia di bronzo. Nel suo piccolo mondo, il reparto di abbigliamento femminile di un grande magazzino, è un Re, idolatrato dai suoi sfigatissimi e inadeguati assistenti e ammirato dalle belle commesse che seduce con cibi di lusso e regali costosi “prelevati” dai vari reparti del grande magazzino. Ma, nella migliore tradizione della commedia nera, il fato punirà crudelmente la sua cialtroneria e superficialità precipitandolo in quel mondo “comune” e “perbene” che aborre.
Tutto bene dunque? Essere vince su avere e i veri valori trionfano sul culto dell’apparenza, mostrando la futilità di inseguire una vita modellata su film, pubblicità e rotocalchi? Non proprio. Perchè mentre si guarda il povero Manuel dibattersi tragicomicamente tra le braccia della sua Nemesi viene da pensare che forse non aveva tutti i torti, che il modello di vita opposto (lavoro, casa, chiesa, famiglia) è altrettanto alienante e che dopotutto, a una morte-in-vita davanti alla tv, è forse meglio il vorrei-ma-non-posso di un eterno Peter Pan.

Anche se la vita ha un senso dell’umorismo davvero perverso…

Diventare un altro idiota in mezzo a migliaia di idioti, con una vita mediocre e noiosa, piena di bambini e tende in tinta con il sofá. Scoprire che l’inferno esiste e che il demonio è piccolo, brutto e porta biancheria e reggiseno color carne.

Eros

Thursday, November 3rd, 2005 by

Io ho sempre avuto un rapporto difficile con il cosidetto cinema d’autore. Quell’atteggiamento da “sono un regista così bravo che faccio film solo per 5 persone perchè sono gli unici 5 al mondo che possono capire il mio genio” mi ha sempre irritato profondamente. Tanto per cominciare “Genio” ti chiamano gli altri, non ti ci chiami da solo e poi se i tuoi film (libri, canzoni, ecc…) possono essere capiti solo da 5 persone al mondo non sei un genio, ma un incompetente che non è in grado di comunicare quello che vuole. Soprattutto quando alla spocchia intellettualoide spesso si accompagnano innegabili capacità tecniche, che vengono usate tanto per far vedere di esserne in grado. E questo è quello che rovina Eros. Peccato, perchè l’idea di un film a episodi, ognuno lasciato alla fantasia di un regista diverso, per visitare l’erotismo, la passione e il desiderio mi intrigava parecchio.

Cominciamo da Antonioni, uno che è il prototipo di questo tipo di cinema. Il suo episodio (Il filo pericoloso delle cose) è una sequenza di scene mal recitate, vagamente collegate una all’altra, di cui non si capisce quale sia il filo conduttore. Indubbiamente il suo è un caso esemplare di genio incompreso.
Soderbergh, che pure è un bravo regista (e si vede), confeziona Equilibrium, un gioiellino divertente, ben fatto, ottimamente girato, con una meravigliosa gestione delle luci e dei colori che ne rivela chiaramente l’abilità. Un bell’esercizio stilistico, che però cosa c’entri con l’eros rimane un mistero che il regista non si è degnato di chiarire.
Kar Wai Wong con The Hand è l’unico che sembra essere rimasto in tema, anche se la tira decisamente troppo per le lunghe. Nella storia dell’ascesa e caduta di una prostituta d’alto bordo e della strana relazione che si sviluppa con il suo sarto di fiducia riesce a girare, senza mostrare nulla, una delle scene più sensuali che mi sia mai capitato di vedere, dimostrando abilmente che l’erotismo è innanzitutto un fatto di testa.

E’ buffo. Sei alla ricerca della purezza e finisci sempre nella merda.

Il castello errante di Howl

Tuesday, October 18th, 2005 by

"Più si va avanti negli anni, meno ci si sente in imbarazzo a chiedere favori."

Che ci fa il cinico Yash al cinema a vedere un film di animazione per “bambini”? E che ne so io, mi ci hanno portato, approfittando anche di un ciclo di cineforum dedicato al maestro dell’animazione nipponica Hayao Miyakazi, non ho opposto molta resistenza. Premesso che sono abbastanza ignorante in materia di cinema di animazione (perchè non l’ho mai sopportata, e perchè tale campo è sempre stato dominato dalla Disney, che mai m’è piaciuta), l’ho visto perchè se conferiscono un leone d’oro alla carriera a qualcuno un motivo ci sarà..
Il motivo l’ho capito. Miyazaki è indubbiamente un genio; non ha freni di nessun tipo, ha la genialità di riempire la pellicola di idee stravaganti, personaggi incredibili, situazioni divertenti perfettamente inserite nel mondo di fantasia che egli crea. E di metterci anche un sacco di cuore e poesia.

Ambientato in un improbabile regno in bilico tra la magia del Medioevo e la scienza del XXI secolo, e sull’orlo di una guerra distruttiva col regno vicino (non vengono fatti nomi ma l’ambientazione è tipicamente europea), guerra che vede dispiegare le più potenti ed incredibili macchine volanti mai viste, supportate dalle più potenti magie, racconta la storia di una ragazza, Sophie, che lavora in una cappelleria, ma che un giorno incappa nella più classica delle maledizioni: un incontro con la Strega delle Lande la tramuta in una vecchia piena di acciacchi, e con l’aggiunta perfida di non poter parlare della maledizione con nessuno. Così Sophie parte da sola, verso i monti (forse le Alpi?), in valli sperdute, alla ricerca del potentissimo mago Howl, che viaggia in un particolarissimo castello semovente. Una volta giunta al castello troverà ospitalità accanto al mago, al suo giovanissimo apprendista ed a un simpaticissimo ma pericolosissimo demone del fuoco che sembra essere la chiave di tutte le magie contentute nel castello. Senza poter rivelare la sua vera natura, Sophie cercherà di rendersi utile fino al momento in cui Howl verrà chiamato dal Re, per combattere al suo fianco nella guerra, insieme ad altri potentissimi maghi.
La storia è sicuramente per bambini, ma è anche abbastanza complessa da prestarsi a più livelli di lettura, adattissima ad un pubblico adulto. Il film parla di guerra e pace, di rispetto umano, di vecchiaia e di morte, del male sotterraneo che striscia e che in qualsiasi momento di può impossessare di chiunque, e della debolezza dell’essere umano, che deve sempre combattere tra ciò che reputa essere un suo ideale, e quello che viene dettato dalle circostanze. Ed è proprio questa dualità dell’animo umano che combatte una costante lotta interiore per far prevalere il “buono” sul “cattivo” lo spunto di riflessione più geniale del film. Soprattutto quando “buono” e “cattivo” diventano concetti relativi: si può definire “cattiva” una violenta furia distruttiva, se mirata a far terminare una guerra ancora più violenta? Non è facile dare una risposta.

Le trovate di cui è cosparso il film sono geniali e riempino gli occhi, soprattutto le immense macchine volanti e il castello semovente, elementi che, da quel che mi dicono, sono una costante ossessione di quasi tutti i suoi film. Il tratto del disegno è abbastanza classico ed accurato, a tratti affascinante per la ricchezza di particolari delle scene corali. Un film che non ci si vergogna certo di avere visto, una volta usciti dalla sala, soprattutto se si a la fortuna di vederlo ad una proiezione serale, senza marmocchi tra le scatole, e lo si può gustare in tutte le sue sfumature..
Peccato solo che il finale sia troppo lungo, e che lasci comunque in sospeso molte questioni, senza chiuderle compiutamente. Sembra davvero che il flm si perda un po’ per strada, ma probabilmente l’intento è di lasciare che i dubbi ce li si risolva da sè, meditandoci su.

Una curiosità: in alcune scene appaiono degli scatoloni con delle scritte in italiano, “ciliegie”. Che il film sia ambientato in Italia?

Saving Face

Monday, July 11th, 2005 by

Ogni tanto faccio cose che non avrei immaginato di fare. E, di solito, una sorridente signorina ne è responsabile (Gin è pregata di astenersi dal commentare). Andare a vedere un film gay cinese, per metà in mandarino e per metà in inglese (“ma parlano un mandarino molto facile!”), in un cinema semideserto a un’ora di macchina da dove vivo è una di queste cose. Epperò non è mica detto che uno debba sempre pentirsene (indipendentemente dalla signorina intendo). Anzi, Saving Face è stata una piacevole sorpresa.

Una commedia agrodolce tutta al femminile, la storia di due donne in lotta con sè stesse e con la società. E’ anche un interessante spaccato di una comunità cinese, un mondo che a noi sembra spesso incomprensibile, anche se in fondo non è troppo diverso dal nostro. Wil (una bellissima e bravissima Michelle Krusiec) è una trentenne in carriera, scandalosamente single agli occhi della tradizione cinese, che cerca di accettare la sconvolgente scoperta di sentirsi attratta dall’adorabile Vivian. Sua madre fugge di casa, per nascondere il suo vero amore, inaccettabile per la società e la famiglia, e riscopre una vita che ha sempre solo sfiorato. Ma dovrà affrontare il “disonorevole” segreto della figlia, oltre al proprio. Tra tradizione e modernità, solidarietà femminile e scontro generazionale, l’idea è che spesso sono le donne le prime a combattere e a rompere i tabù.
Gli uomini rimangono sullo sfondo, nei loro buffi e goffi tentativi di capire o controllare il mondo segreto delle donne. E uno esce dal cinema con il sospetto che nella vita gli uomini siano davvero solo dei comprimari.

So, when are you gonna have a baby?