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Film in volo

Monday, April 25th, 2011 by

In genere non parlo mai dei film che vedo quando viaggio in aereo, in parte perchè spesso sono “modificati” a vario titolo e in parte perchè sento di non poter apprezzare – e giudicare – quello che sto vedendo su uno schermo poco più grande della mia mano. A sto giro mi sono talmente annoiato e scazzato che sento di dover fare un’eccezione e far pagare le conseguenze a qualcun altro 🙂

Cominciamo da The Tourist: non mi aspettavo molto e purtroppo non sono stato deluso. E’ in pratica un tentativo di replicare il successo di Mr. & Mrs. Smith mixandolo con Salt. Il risultato è abbastanza modesto, con una storia inconsistente e confusa; non ha la vena umoristica e scanzonata di Mr. & Mrs. Smith e non ha il ritmo di un film d’azione puro come Salt. Ci sono un paio di buone scene e persino degli spunti interessanti, soprattutto nella prima parte del film, ma poi le cose si sfasciano senza speranza. Depp fa sorridere nella parte dell’imbranato, ma decisamente è sottotono. Incredibilmente, Christian De Sica se la cava abbastanza bene (mai avrei creduto di poterlo scrivere), ma il resto degli attori italiani fa davvero pena – per non parlare dell’Italia da cartolina. Rimane Angelina, che poverina deve tenere tutto su da sola e fa quello che può in mezzo a quel disastro, ma tanto io a lei ci perdono tutto se mi guarda così con quegli occhioni grandi grandi.

Poi, Gulliver’s Travels: non che ci sia molto da dire su questo, se non che è marginalmente meglio che cercare di dormire sugli scomodissimi sedili della United. Come la maggior parte dei film di Jack Black è una onesta cazzata, ma sa di esserlo e non cerca di far credere il contrario. Si regge esclusivamente sulle capacità di clown di Black, e appena la telecamera punta su qualcun altro viene voglia di prendere a testate lo schermo. Ha dei momenti divertenti e una scenografia interessante, ma questo è tutto. Ripensandoci, è un vero peccato che nessuno abbia mai fatto qualcosa di bello con una storia come quella di Gulliver.

Infine TRON: Legacy (in 2D ovviamente, anche se sembrava 1D): diciamo che già il film originale era debole – come trama e personaggi – ma ha acquistato molto giustamente status di film di culto per via dell’uso pioneristico di computer grafica e musica elettronica. Difficile sostenere che questo sequel sia qualcosa di più che un tentativo di accattare i nostalgici. La trama non ha quasi nulla di originale ed è tutto sommato noiosa; gli attori sono abbastanza dimenticabili, incluso Jeff Bridges che fa finta di essere una versione zen di Steve Jobs riuscendo nell’impossibile compito di sembrare ancora più borioso del vero Jobs. Quello che è certo è che TRON: Legacy non è all’avanguardia in fatto di CG come lo era Tron nel 1982, il che è un po’ come perdere il punto stesso del film.

Volevo finire qui, ma appena arrivato mi è capitato di vedere Brazil, la versione originale, non quella tagliata. A dire il vero non so cosa dire di Brazil, a parte il fatto che è bellissimo e geniale. Più passa il tempo e più apprezzo Gilliam come regista e visionario, ma non saprei da dove cominciare a descrivere il suo lavoro. E’ tutta una cosa allucinata, inquietante, immaginifica e grottesca, che in qualche modo lui riesce a far funzionare alla perfezione. Che te ne esci e ti chiedi: “wow, ma come diavolo ha fatto?” a parte usare LSD a manetta, intendo.

Sucker Punch

Friday, March 25th, 2011 by


Ho deciso di commentare questo film subito dopo averlo visto, intanto che sono ancora abbastanza stordito da non essere in grado di scrivere troppo.
Questo film fa schifo. Non può essere solo colpa della stanchezza derivante da una settimana di lavoro. Questo film è una immensa esplosione di testicoli prolungata per quasi due ore. Pensavo che nessun regista potesse eguagliare quell’esagitato di Michael Bay, ed invece Snyder lo sorpassa, eccome. Lo supera a destra e gli fa pure il dito medio.

Io avevo già dei sospetti sulla scarsa capacità di questo regista di saper dosare gli ingredienti che fanno un film, capacità che forse gli avrebbe consentito di fare un BEL film, un film di successo, ma mai un capolavoro; lo sospettavo già ai tempi di 300, che era piaciuto anche a me, ma non l’ho mai considerato un capolavoro. Mi sembrava un po’ uno scimmiottamento di Sin City venuto comunque bene, ma comunque un prodotto troppo aderente agli schemi da film d’azione digitale, per essere del tutto innovativo.
La sensazione era stata rinnovata in occasione di Watchmen, che invece era piaciuto a tutti ma a me era sembrato un film fine a se stesso; nonostante non avessi mai visto il fumetto da cui era tratto e nonostante il fumetto fosse un ottimo soggetto da cui trarre un film, il risultato mi aveva lasciato addosso una freddezza un po’ particolare… come se la storia fosse diventata solo una scusa per fare un po’ lo sborone con qualcosa di particolarmente visionario, ma che era entrato in contrasto con qualcosa di freddo e razionale, ovvero la convinzione che bastasse applicare due regole imparate guardando altri film visionari e moltiplicarle per mille, per diventare visionario.

Essere visionari è una caratteristica che si ha, non ce la si può ritagliare addosso. Ecco, Snyder è esattamente questo. Uno che vuole ritagliarsi addosso l’etichetta di visionario, ma c’è da chiedersi quanto lo sia davvero. Non è sufficiente inserire in un film ogni cosa gli sia passata per la testa nel corso degli anni di lavorazione, comprimendo tutto fino allo stadio della deflagrazione, per essere davvero visionari.
Anche i visionari sanno dosare gli ingredienti, ed una torta con 10 chili di zucchero, non è buona solo perché contiene tanto zucchero. O un cocktail non è eccellente solo perché contiene 50 ingredienti alcolici.

Snyder non è certo uno sprovveduto. Ha saputo scegliersi sempre molto bene i soggetti da cui fare film. E il primo fulcro del problema è proprio qui: quello che nei citati film era comunque una garanzia per i contenuti e un eccellente binario entro cui contenere la propria furia creativa, qui viene a mancare. Stavolta la storia non è più tratta da un capolavoro dei fumetti come 300 o Watchmen. Stavolta la storia è tutta farina del sacco del regista, che si ritiene per questo esonerato dall’avere ALMENO un paio di binari su cui far correre il treno.

Il risultato è ipertrofico, eccessivo, esagerato, ossessionante, martellante, estremamente pop; ogni componente di questo film è esattamente così, la trama, la sceneggiatura, i riferimenti ad altri film, la fotografia, i colori, la musica, il montaggio, la recitazione, i costumi, le scenografie. E’ tutto ipertrofico, eccessivo, esagerato, ossessionante, martellante, estremamente pop.

La storia, o meglio quello che ho capito della storia, riguarda una certa Baby Doll (la protagonista si chiama proprio così). Accusata di aver ucciso la sorella, viene fatta chiudere in manicomio dal patrigno. In manicomio dovrà essere lobotomizzata perchè ritenuta pericolosa. Per difendersi da una realtà dura da accettare, Baby se ne inventa altre due, una conseguente all’altra.
In una delle due realtà è una prostituta in un bordello, che ricorda, per stile grafico, il film Moulin Rouge di Baz Lurman (altro film che non ho mai digerito). Nell’altra realtà è una eroina che combatte per la giustizia in un mondo fantastico a suon di katane, arti marziali, bombe iper-esplosive e tutti gli ammenicoli tipici del genere (tra cui gli immancabili slow motion sfrangiaminchia… Matrix sarà anche stato un gran bel film, ma ha ucciso la capacità di immaginare qualcosa di diverso da un rallenty).

Questo è quello che ho capito della trama, che al momento non saprei neanche razionalizzare, per evidenziare i contenuti più importanti. Il tema della fuga dalla realtà è trattato (e coperto) dalla parte del film che più assomiglia ad un videogame. Il tema del doppio, viene moltiplicato per dieci, fino a farla diventare una cosa senza senso.
Un altro spunto interessante poteva essere quello di aver scelto un cast femminile molto gnocchesco, con l’intento di sondare la psicologia femminile per mezzo di una storia di lotta alla sopravvivenza. Peccato che la psicologia finisca morta stecchita dopo la prima sparatoria. E così, mentre Snyder sorpassa Michal Bay facendogli il dito medio, Tarantino gli fa comunque un pippa intergalattica anche solo con un sopracciglio appena sollevato.

Ecco dove sta il secondo grosso problema di questo film: che tutto viene svuotato in questo modo, semplicemente riempiendolo troppo.

Il terzo grosso problema è il montaggio iper-cinetico-finto-visionario. Molti adolescenti, cresciuti ed abituati a vivere bombardati da tonnellate di stimoli istantanei che durano al massimo due minuti (e che per questo non riescono più a seguire un film di due ore e nemmeno sentire una canzone dal loro I-pod fino alla fine) lo troveranno parecchio gradevole. Di fatto ogni inquadratura non dura mai più di 15 secondi senza che venga staccata o non venga contaminata da un montaggio digitale con un’altra inquadratura, dando origine ad un “effetto Matrix” continuato (rallentamento, accelerazione, zoom, movimento stravagante dell’inquadratura, rallentamento, accelerazione, zoom, movimento stravagante…).

Il risultato è così compresso, da provocare l’effetto “bomba che esplode nella testa” dopo pochi minuti. Il film non parla solo di lobotomia… pratica la lobotomia. Con risultati apprezzabili dopo appena otto minuti. Con effetti che perdurano ancora dopo tre ore dalla visione del film. Chi è meno allenato ad opporre resistenza, probabilmente potrà bullarsi con gli amici di aver spento il cervello in trenta secondi netti e riuscirà a riattivarlo solo dopo molti giorni.

Con un paio di film così ogni mese, potremo finalmente diventare il popolo mansueto e scodinzolante, privo di capacità intellettive, che ogni governo vorrebbe avere. Una trovata degna del 1984” di Orwell (il padre di tutti i visionari di sempre).
Se Philip Dick, (altro visionario vertiginoso), fosse ancora in vita, ci avrebbe scritto su un romanzo… avrebbe inventato una storia di alieni provenienti da Alpha Centauri, che usano film del genere per invadere il nostro pianeta. E Carpenter o Terry Gilliam ci avrebbero subito fatto un film.

Vado a dormire. Il sonno della ragione.

The American

Saturday, February 12th, 2011 by

Ho appena visto questo film, un thriller senza colonna sonora (???) di cui tanto s’é detto in Italia perché girato in Abruzzo.
Consigliato se soffrite di insonnia o se volete vedere Violante Placido nuda. So che per alcuni potrebbe bastare, ma é davvero tutto qui.

Machete

Tuesday, December 7th, 2010 by

You just fucked with the wrong Mexican.


Machete viene fuori da Grindhouse – Planet Terror, l’appassionato omaggio ai B-movies della coppia Tarantino-Rodriguez. Con questo curriculum alle spalle, i fuochi d’artificio sono praticamente garantiti.

Rodriguez è uno bravo e con la macchina da presa ci sa fare almeno quanto il suo compare. Ha assemblato un cast stellare che chiaramente si è divertito da matti, una bellissima colonna sonora mex-rock e ci ha perfino buttato dentro una specie di commento (a modo suo, naturalmente) sulla questione ormai critica dell’immigrazione clandestina negli Stati Uniti. Il risultato è un grandioso e spettacolare exploitation movie sotto steroidi.
Ci sono tutte le caratteristiche del genere: violenza, sesso, esplosioni, sparatorie, big fucking guns, infermiere sexy, ragazze che sparano in bikini e corrono sui tacchi a spillo, auto tamarrizzate, improbabili interpretazioni della forza di gravità e di altre leggi fisiche di secondaria importanza.
E’ difficile entrare nei dettagli: è tutto eccessivo, esagerato, sopra le righe, fuori misura, over the top, straborda da tutte le parti. Insomma è un gran casino e un gran divertimento, di quel divertimento sano da bambini che non ce ne è mai abbastanza di una cosa buona.

Mi resta un grave dilemma personale. Io credevo di avere almeno una certezza nella vita. Non era granchè, ma insomma era qualcosa. Adesso però non so più e sono tormentato dai dubbi. Non so scegliere.

RED

Saturday, November 27th, 2010 by

Robsom: “Sento il bisogno di prendere a sberle qualcuno!
Io: “Andiamo al cinema, si vede RED, vedrai che aiuta.

E’ andata più o meno così che siamo finiti a vedere questo “sparatutto” tratto da un fumetto. Non ho mai sfogliato il fumetto, quindi non so quanto sia fedele, ma adesso son curiosa per cui lo verificherò.
Il film di per sè é una piacevole distrazione del mondo reale, una storia di ex CIA, i RED (retired extremely dangerous) che cercano di capire perchè qualcuno li vuole tutti morti. Un film ben fatto considerato il genere ormai molto sfruttato, con qualche effetto fumettesco, per esempio le cartoline introduzione delle diverse scene, molte piacevoli esagerazioni, parecchie battute ad effetto e un cast:

  • Bruce Willis, senza canotta d’ordinanza, ma sempre grandioso, quando fa l’innamorato é cosi “tenero”
  • John Malkovic, un pazzo meraviglioso, va in giro con un maialino rosa portapigiama
  • Morgan Freeman, vestito da generalissimo africano è spettacolare
  • Mary-Louise Parker, carina e svanita da morire, ovviamente finisce nei guai
  • Helen Mirren, la adoro, con quel suo modo così britannico di essere, immaginatevela in abito da sera lungo, bianco e … anfibi!
  • Karl Urban, direttamente da Star Trek, assai materassabile, anche quando Willis gli “riarreda” l’ufficio (e la faccia) a modo suo.
  • Come già detto: uno sparatutto ben fatto, potete aspettarlo in dvd naturalmente, ma se dovete scaricare una giornata pesante e non avete voglia di andare in palestra il cinema é li che vi aspetta.

    Marvin Boggs: Why are you trying to kill me?
    Frank Moses: Look, why would I be trying to kill you?
    Marvin Boggs: Because last time we met, I tried to kill you.
    Frank Moses: That was a long time ago.
    Marvin Boggs: Some people hold on to things like that.