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Daniel Craig « La Fabbrica dei Sogni
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Posts Tagged ‘Daniel Craig’

Skyfall

Thursday, November 15th, 2012 by

Volevo scrivere qualcosa su Skyfall, che ci siamo visti ieri sera, ma trovo che più o meno quello che volevo dire lo dice benissimo questo post su io9.
Non è, a diffenza di Casino Royale e Quantum of Solace, un brutto film: è tecnicamente fatto bene (le scene in Scozia sono stupende) e ha interessanti variazioni sul tema (Q, Moneypenny e una rinfrescante assenza di gadget, dopo anni di esagerazioni).
Ma si prende troppo sul serio, butta giù le cose con mano pesante (l’abbiamo capita la cosa edipica, finitela di chiamare M “mother” ogni 20 minuti), e la storia ha – come negli altri “nuovi Bond” – buchi colossali e scene buttate lì a caso. Comprese le scene di sesso, che a un certo punto potete anche fare a meno di farle se non vi viene in mente un modo decente di infilarle nella trama. Non è che muore nessuno se oltre a perdere il sense of humour e il gusto per i martini, James Bond si piglia anche un due di picche ogni tanto. Tanto a sto punto…

Well, it takes a certain type of woman to wear a backless dress with a Beretta 70 strapped to her thigh.

Casino Royale

Saturday, January 27th, 2007 by

L’avevo anticipato in altro blog, lo ribadisco qui: James Bond, famigliarmente da me chiamato James, biondo non può essere, tanto per cominciare.
Inizierò però con quello che del film m’è piaciuto molto: musica innanzitutto. Come sempre la colonna sonora è di tutto rispetto, il tema è lo stesso da anni, ma ogni volta riesce ad essere arrangiato in maniera splendida, Chris Cornell ha fatto un ottimo brano, carico e intenso.
La seconda cosa molto ben fatta è la scena iniziale in bianco e nero, la nascita del nuovo 007, fosse per me dovevano girare tutto il film così.
Terza cosa, per maniaci della grafica, i titoli di testa, che trovate qui, mirini che diventano ruote di roulette, semi della carte da gioco che diventano mine e proiettili, una grande grafica (che si perde nel video di YouTube, bassa qualità, fidatevi). Roba da deviati, perdonatemi.
Veniamo al punto cruciale, Daniel Craig, non posso negare che l’uomo abbia i suoi perchè, tra cui un invidiabile muscolatura, in totale esibizione in una scena parecchio violenta, ha occhi di ghiaccio e freddezza totale, una spia, non dico no, però non è Bond. Gli manca il lato cazzaro di Connery e il lato problematico di Brosnam, non è ironico, non sorride quasi mai, anche se devo concedergli un paio di battute divertenti. E’ una spia meno solare, più dura, decisamente violenta, seppur con un cuore.
Uno come Craig te lo aspetti come il cattivo di un’avventura di Bond in definitiva, un cattivo sempre materassabile, sia chiaro. I soliti informati mi hanno raccontato che questo episodio vuole essere la ri-nascita di Bond, uno 007 con il vero carattere descritto da Fleming nei suoi romanzi, che ammetto di non conoscere, duro e meno esperto dei suoi predecessori su pellicola, infatti per esempio non indossa ancora abiti su misura e non sa decidere se vuole il vodka Martini agitato o mescolato. Forse sono io ad avere ormai una mia versione distorta di James Bond, però è una versione che gradisco.
Concludendo: un buon action movie se volete distrarvi, ma non doubleoseven!

Perchè non vi parlo delle bond girls? perchè se han voglia lo faranno i maschietti del blog, le fanciulle sono notevoli, ma al solito la mia preferita resta lei, fantastica.

Vesper Lynd: Avrò qualche problema con lei, Mr. Bond?
James Bond: No, non si preoccupi, non è il mio tipo.
Vesper Lynd: Intelligente?
James Bond: Single.

Munich

Monday, March 20th, 2006 by

Non posso dire che l’ultima opera di zio Steven mi abbia deluso. Non posso nemmeno dire che mi abbia entusiasmato.
Tecnicamente (quasi) perfetto (come sempre), solo che, conoscendo lui e il soggetto così politicamente sensibile, mi aspettavo un approccio un poco più emotivo. Invece è didascalico, quasi freddo. Diciamo anche che Eric Bana piacerà pure alle donne, ma non è proprio questo attorone, il che non aiuta di certo.

Spielberg è un regista troppo esperto perchè questo non sia un effetto voluto, per cui la mia impressione è che parli di Israele, ma stia parlando all’America. In piena “guerra al terrore” (qualunque cosa voglia dire) e con un paese sconvolto dagli scandali di torture, intercettazioni illegali, campi di concentramento e via discendendo nell’orrore, Spielberg sembra voler dire: “guardate che di qua non si va da nessuna parte, rischiamo di fare la fine di israeliani e palestinesi.” Purtroppo l’impegno politico lascia un pò in disparte il tema della vendetta che con il suo groviglio di ambiguità, contraddizioni, sensi di colpa, tormenti interiori e passioni, si presta a elaborazioni artistiche notevoli (dal “Conte di Montecristo” in poi), che magari sarebbe stato un poco scontato, ma avrebbe aggiunto spessore alla storia.

Personalmente l’ho trovato molto più interessante dal punto di vista storico. La ricostruzione dell’assalto al villaggio olimpico, la pavidità dell’Europa pronta a scendere a patti coi terroristi per quieto vivere (e oggi ne paga il prezzo), l’isolamento e la fredda determinazione di Israele (incarnato in una grandiosa Golda Meir), le ambiguità dei rapporti tra l’OLP e i servizi segreti americani e sovietici nell’ambito della più ampia partita della Guerra Fredda, la strana relazione tra il terrorismo ideologico (RAF, Brigate Rosse) e quello nazionalista (IRA, OLP, ETA), la cialtroneria, allora come oggi, dei leader palestinesi. Tutti pezzi di storia e particolari che i dilettanti della politica nostrani preferiscono ignorare o, peggio, che non hanno mai saputo.

Per uno come Spielberg è una visione della politica e della storia sorprendentemente cupa e cinica, che rende abbastanza incomprensibili le polemiche che hanno investito Munich. Qua non si fa del “relativismo etico”, non si fa “apologia di terrorismo”, non si giustificano gli assassinii mirati. Neppure si fa del pacifismo. Al contrario, si prende pragmaticamente, anche se dolorosamente, atto del fatto che il mondo è una giungla dove vale la legge del più forte. La questione infatti non è tanto se sia morale o giusto, quanto piuttosto se sia utile uccidere il nemico (“Why should I cut my nails? They’ll only grow back again.”). Munich vorrebbe mostrare che così non si può che perpetuare la tragedia, ma ne viene fuori un quadro in cui la tragedia sembra cupamente inevitabile e, alla fine, l’unico che sembra aver capito come girano le cose è Ephraim, il cinico controllore del Mossad interpretato da un eccezionale Geoffrey Rush.
Inutile cercare la giustizia in questo mondo. Come diceva qualcuno, la Giustizia è appannaggio di Dio, privilegio dell’Uomo è la Vendetta.

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