Io ho sempre avuto un rapporto difficile con il cosidetto cinema d’autore. Quell’atteggiamento da “sono un regista così bravo che faccio film solo per 5 persone perchè sono gli unici 5 al mondo che possono capire il mio genio” mi ha sempre irritato profondamente. Tanto per cominciare “Genio” ti chiamano gli altri, non ti ci chiami da solo e poi se i tuoi film (libri, canzoni, ecc…) possono essere capiti solo da 5 persone al mondo non sei un genio, ma un incompetente che non è in grado di comunicare quello che vuole. Soprattutto quando alla spocchia intellettualoide spesso si accompagnano innegabili capacità tecniche, che vengono usate tanto per far vedere di esserne in grado. E questo è quello che rovina Eros. Peccato, perchè l’idea di un film a episodi, ognuno lasciato alla fantasia di un regista diverso, per visitare l’erotismo, la passione e il desiderio mi intrigava parecchio.
Cominciamo da Antonioni, uno che è il prototipo di questo tipo di cinema. Il suo episodio (Il filo pericoloso delle cose) è una sequenza di scene mal recitate, vagamente collegate una all’altra, di cui non si capisce quale sia il filo conduttore. Indubbiamente il suo è un caso esemplare di genio incompreso.
Soderbergh, che pure è un bravo regista (e si vede), confeziona Equilibrium, un gioiellino divertente, ben fatto, ottimamente girato, con una meravigliosa gestione delle luci e dei colori che ne rivela chiaramente l’abilità. Un bell’esercizio stilistico, che però cosa c’entri con l’eros rimane un mistero che il regista non si è degnato di chiarire.
Kar Wai Wong con The Hand è l’unico che sembra essere rimasto in tema, anche se la tira decisamente troppo per le lunghe. Nella storia dell’ascesa e caduta di una prostituta d’alto bordo e della strana relazione che si sviluppa con il suo sarto di fiducia riesce a girare, senza mostrare nulla, una delle scene più sensuali che mi sia mai capitato di vedere, dimostrando abilmente che l’erotismo è innanzitutto un fatto di testa.
E’ buffo. Sei alla ricerca della purezza e finisci sempre nella merda.