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Posts Tagged ‘libro’

Orgoglio e Pregiudizio

Friday, February 24th, 2006 by

Potevano un gruppo di squilibrate come il mio personale entourage perdersi questa bellezza di romanticismo britannico targato J. Austen? No, infatti ce lo siamo goduto. Niente scassazebedei in sala e tanto voglia di una storia d’altri tempi.
Non vi racconto i dettagli della storia che si riassume in: amore tormentato, controverso, scorbutico, sincero, tra un’orgogliosa bellezza femminile, Elizabeth, e un finto anaffettivo molto maschio, Mr. Darcy, dotato di quel tanto di pregiudizi che la nostra eroina si divertirà a demolire.
Chi ha letto il libro godrà di una versione dai dialoghi perfetti, sembra che in lingua originale sia un piccolo capolavoro linguistico. E questo di per sè é cosa già preziosa.
Ogni donna che si rispetti nella sua fase romantica avrà sognato di trovarsi nei panni di Elizabeth almeno una volta, certe volte è doveroso sognare uomini d’altri tempi, anche per apprezzare quelli che ci ritroviamo adesso. Ci si consola un po’ così.
Tutto quanto viene sapientemente mischiato con scene di ilare britannicità: perfette le isteriche sorelle e l’ansiogena mamma di lei, strepitoso l’imbranato amico di lui. Figura minore ma potente il padre dell’orgogliosa Elizabeth, merita la citazione finale.
Andate a vedere questa bellezza solo se siete disposte, una volta uscite dalla sala, a tenervi comunque l’anaffettivo maschio che avete al vostro fianco, Mr Darcy non esiste, non è detto che non sia un bene in fondo, tutto quel guardarsi e non sfiorarsi mai è stressante dopo un paio di ore per una ragazza del 2006!

Mr Bennet (alla figlia che si rifiuta di sposare un bigottissimo pretendente): “Vostra madre non vi vorrà più vedere se non sposate Mr Collins … ed io … non vi vorrò più vedere se lo sposate.”

Babette’s Feast

Thursday, January 5th, 2006 by

Con la pancia ancora piena dei banchetti di Natale e Capodanno, questo film mi sembrava molto adatto. E’ da tanto tempo che volevo vederlo: Il pranzo di Babette, da un libro di Karen Blixen. Io ho una passione smodata per i film “gastronomici”. Non (solo) per golosità, è che trovo affascinante l’intreccio della storia e dei personaggi con il cibo, il modo in cui questo si carica di significati e di simboli. Dopotutto cucinare e mangiare sono innanzitutto espressioni culturali e definiscono ciò che siamo più di ogni altra cosa.

Così il contrasto tra il cibo inconsistente e insapore di una minuscola comunità protestante ultra-puritana sulla costa danese e il cibo raffinato cucinato dalla cuoca francese in esilio è molto più che un contrasto tra odori, sapori e colori. E’ anche, ovviamente, lo scontro tra due modi di intendere la vita e il rifiuto di una cultura che santifica l’automortificazione e il sacrificio fini a sé stessi. Ma questa non è una storia antireligiosa come potrebbe sembrare a prima vista. Anzi, contiene numerosi riferimenti religiosi, a cominciare dal numero di partecipanti alla cena di Babette. E’ piuttosto una storia contro un certo modo di intendere la religione, e il cristianesimo in particolare. Se la vita è sofferenza, perché aumentare questa sofferenza arbitrariamente attraverso la privazione e il sacrificio invece di cercare di alleviarla grazie ai pochi piaceri che ci sono concessi? E che merito se ne potrebbe mai acquistare presso un Dio che ha creato tante cose buone e belle e ci ha dotato dei mezzi per apprezzarle? Vale per il cibo come per altre cose. Infatti il parallelo immediato è quello con l’arte. Non c’è davvero motivo per considerare uno dei 5 sensi più peccaminoso o scandaloso degli altri 4. Se l’arte è un mezzo per glorificare Dio, a maggior ragione può esserlo il cibo e non solo perchè è esso stesso una forma d’arte. In fondo, il Cristianesimo nasce proprio da una cena e se la salvezza passa attraverso pane e vino non potrebbe benissimo passare attraverso foie gras e champagne?

Ad ogni modo io ho deciso che non morirò prima di aver mangiato le cailles en sarcophages. Dopo averle mangiate ci penserò su; tanto che fretta c’è?

The Cailles en Sarcophages were a favourite of General Galliffet. The General had this rather interesting notion that this woman, this head-chef, had the ability to transform a dinner into a kind of… love-affair… yes, a love-affair that made no distinction between spiritual and other… appetites. General Galliffet said that in the past he had fought a duel for the hand of a desired woman. But now in all of France there was not a woman for whom he would risk his life with the exception of the Café Anglais chef.

Le cronache di Narnia – Il leone, la strega, l’armadio.

Sunday, January 1st, 2006 by

Non è per giustificarmi ma davvero questo io non lo volevo vedere.
Mi ci hanno costretto, anche se in fondo sono io ad essere debole, non so dire di no se sento la parola “cinema”.
Avevo ragione.
Il film è una delusione. E’ certamente un film per bambini, ma piccoli. E io sono quella che “La spada nella roccia” la vede con gusto ogni anno a Natale. Per la verità qualcuno ci ha trovato alcuni interessanti collegamenti storici, la storia di Inghilterra non la ricordo, vado a fiducia.
Prima le cose brutte: i tre ragazzi-attori sono terribili, devono avergli dato in mano spade/archi il giorno delle riprese, insomma Legolas è su un’altro pianeta proprio. I tanto decantati effetti speciali non lasciano certo senza fiato, anche se il fauno, la volpe, i lupi e le altre creature della foresta di Narnia sono ben animati. Piuttosto se pesco quello che ha scelto il doppiatore italiano del leone ho da fargli una domanda: perchè scegliere Homar Sharif? Non voglio discutere sulla bravura dell’attore, ma perchè uno straniero? Nella versione originale la voce del leone è di Liam Neeson, scusate s’è poco. Il risultato in italiano è terribile, è evidente che il leone parla una lingua non sua. Forse é un effetto cercato, per dare spessore e un’aurea di saggezza al personaggio, il risultato è una forzatura con frasi che restano poco comprensibili, alla fine il leone sembra solo un po’ stordito.
S’è scritto altrove che il film e il libro da cui è tratto sarebbero la bibbia ricreativa-educativa di una certa cultura ultracattolica. Mi fa un po’ ridere questa cosa. Il libro è pieno di buoni sentimenti, amicizia, tradimenti finiti in riconciliazione, il bene contro il male, il bene che vince … ecco mi domando da tempo: da quando queste cose sono esclusivo appannaggio della religione cattolica? Queste “banalità” sono alla base del vivere di ogni civile essere vivente, la sua religione non conta poi molto. E non mi dilungo oltre.
E’ nota l’amicizia tra lo scrittore di Narnia, C.S. Lewis , e J.R.R. Tolkien, dal film si capisce bene che i due bevevano pinte di birra insieme a Oxford. Ma i livelli sono differenti, poche storie.
Ci sono alcune cose che meritano, insomma ti evitano di dormire per tutta-tutta la durata della proiezione. Il telo che ricopre l’armadio e che scivola via strattonato dalla bimba curiosa è perfetto: sembra di sentire la polvere scenderti addosso, la stoffa si dispiega in modo così avvolgente … dettagli da paranoica, lo so. La strega bianca è semplicemente bellissima, cattiva e gelida. I suoi vestiti sono spettacolari, e l’abbigliamento indossato durante il combattimento è una delle cose belle del film. L’altra cosa bella sono le scene invernali, in questi giorni di buffera sono così reali e abbaglianti. Forse perchè la neve rende meno brutto anche il male, notevole, fa venire voglia di prendere a palle di neve i tre attori-ragazzini.

Susan Pevensie: Peter, just because a man in a red coat gives you a sword doesn’t make you a hero!

Harry Potter e il calice di fuoco

Wednesday, November 30th, 2005 by

Ve lo dico: la prossima volta che vado al cinema lo spettacolo deve iniziare alle 22.30 e inizia invece alle 23, sparo nel proiettore. Se ci aggiungono poi un intervallo, mai esistito in quella sala, di 15 minuti buoni, li denuncio. Non si interrompe un film così a caso.
Nonostante ciò il film me lo sono goduto. Harry cresce e come accade anche ai babbani, finisce in quel guaio chiamato adolescenza, complicato dalla presenza di “chisaitu” che lo vuole morto, secondo copione di ogni cattivo imbecille che si rispetti.
Un episodio più cupo e complesso dei precendenti, in cui il nostro mago affronta prove personali molto dure e gli amici sono lo sfondo della sua crescita a complicare le cose con le prime cotte serie. Hermione e Ron sono solo adorabili e le incomprensioni che si generano tra ragazzi e ragazze perfette. Harry che cerca disperatemente di invitare al ballo una bella compagna è strepitoso, sembra umano anche lui. Il dramma è che certe cose non migliorano crescendo, lo sapranno a Hogwards?
Le ambientazioni sono molto gotiche, il freddo si sente direttamente, il dubbio è che questo dipenda dal fatto che il regista M.Newell è il primo britannico a dirigere la serie. O forse era l’aria condizionata accesa in sala? a fine novembre! Il film dura due ore e mezza ma non bastano per evitare tagli di alcune scene, prima fra tutte l’iniziale competizione, la Coppa Mondiale di Quidditch che nel libro occupa parecchie pagine affascinanti. La sensazione è che sia stata necessaria un’opera di semplificazione estrema per far stare tutto il romanzo in un film unico.
Musica ed effetti speciali non fanno rimpiangere gli episodi precendenti, ma il film non è più solo una commedia fantastica. Da vedere.

Hermione Granger: Ron, hai rovinato tutto!

The Maltese Falcon

Saturday, August 6th, 2005 by

A pochi uomini capita di diventare degli archetipi culturali. Ad Humphrey Bogart (mio mito personale dalla prima volta che ho visto Casablanca anni e anni fa) è capitato. Il suo Sam Spade del Falcone Maltese è diventato il prototipo del duro, cinico e disincantato, che ne ha viste di tutte e non si lascia più fregare da nulla e nessuno. Ma che in fondo, proprio in fondo, così in fondo che si capisce subito, non è così bastardo come ama far credere. Bogart ne farà il suo marchio di fabbrica, finendo indisolubilmente legato a questo tipo di personaggio nell’immaginario collettivo. E’ anche il film (e il romanzo) che segna la nascita del poliziesco/noir e l’abbandono dei detective “puliti” ed eleganti stile Conan Doyle e Agatha Christie sostituiti da una collezione di “perdenti” mezzi alcolizzati e dalla violenza facile. Trama coinvolgente, ritmo serrato, colpi di scena a manetta, questo è un film che ha stabilito gli standard di tutto un genere e dopo più di 6o anni il suo fascino è ancora intatto.

We didn’t exactly believe your story, Miss O’Shaughnessy, we believed your 200 dollars. I mean, you paid us more than if you had been telling us the truth, and enough more to make it alright.