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Rosemary’s Baby

Sunday, October 31st, 2010 by

Oggi ho fatto il pieno di film. Poco fa, “the Shadow” (vedasi commento alla recensione di Yash), mentre nel pomeriggio mi sono guardato “Rosemary’s Baby” (nella distribuzione italiana, c’è il sottotitolo: “fiocco rosso a new york”).
E’ un horror del ’68 scritto per il grande schermo diretto da Roman Polanski (partendo da un romanzo di Ira Levin) e da lui diretto. Non è un thriller, non è uno splatter, rientra in pieno nella categoria dell’horror, pur senza mostrare nemmeno una goccia di sangue. Perchè ci sono cose che possono fare più paura di una lama affilata o di un branco di non-morti. E Polanski lo sa bene. E Mia Farrow lo aiuta benissimo a passare il messaggio.
Cerco di non dilungarmi molto sulla trama (anche perché ogni cosa che succede nel film è causa/effetto di qualcosa d’altro, ed indizio di qualcosa di ancor più grande). Brevemente, Rosemary e suo marito Guy (attore agli esordi con poca fortuna) cercano casa a new york, trovano un bell’appartamento e trovano come vicini di casa una simpatica coppia di anziani, magari un po’ invadenti, ma molto disponibili e premurosi.
Rosemary e Guy decidono di fare un figlio, e Guy individua quella che dovrebbe essere la notte migliore per cercarlo, ma a causa di una cena un po’ particolare, Rosemary sviene, e.. (volete sapere cosa succede? guardatelo! :D), beh, e pochi giorni dopo, è incinta.
E da qui preferisco non dire altro sulla trama, solo che è un susseguirsi di “segnali”, di piccole cose, di coincidenze (per lo più spiacevoli) per le quali Rosermary sta sempre peggio. Nulla è certo, nulla è chiaro, ma molto, moltissimo è ipotizzato, con un tasso di paranoia sempre più alto, che prende lo spettatore tanto quanto la protagonista. Fin quando, alla fine, tutti i tasselli si incastrano, tutto torna, terribilmente.
Direi che le armi migliori di questa pellicola siano appunto questo alto tasso di paranoia, che diventa sempre più destabilizzante, sgretola pian piano ogni certezza, toglie il concetto stesso di sicurezza, al punto che il dubbio diventa il nemico peggiore. O per lo meno, il più asfissiante, perchè di peggio c’è ben altro..
altra carta vincente di questo film, le scene oniriche, i balletti tra sogno e realtà che Rosemary affronta in un paio di circostanze, abilmente costruiti come dei sogni inquietanti…
Alla fine, se questo film è ancora così famoso a 42 anni dalla sua uscita nelle sale, un motivo ci sarà…oggi l’ho scoperto.