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La fabbrica di cioccolato

Tuesday, September 27th, 2005 by

" Vedete cari bambini, ogni cosa in questa stanza è commestibile. Anche io sono commestibile. Questo però viene chiamato cannibalismo, miei cari ragazzi, ed è considerato disdicevole in molte società"

Mi sono fiondato a vedere Charlie and the Chocolate Factory appena uscito nei cinema, non tanto per il tipo di film, nè per fare un confronto con il precedente film degli anni 70 (Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato), tipicamente disneyano e di buoni sentimenti, natalizio, e quindi tutto sommato poco interessante, almeno per me.

A dir la verità ci sono andato solo per un atto di fiducia verso quello che considero una dei registi più geniali dei nostri anni, perchè tutto sommato sapevo che le atmosfere disneyane fiabesche sarebbero state in qualche modo “disturbate” dalla verve stridente e gotica di Tim Burton. Aspettativa che ovviamente non è stata delusa (anche se, per molti amanti del classico, sarà proprio questa una fonte di delusione)..

L’accoppiata, ormai di ferro, Burton/Depp non si smentisce mai, e la prima nota più stridente è proprio come è stato reso il personaggio di Willy Wonka: quasi uno psicotico,apparentemente sempre sull’orlo di una crisi di nervi dovuta a traumatiche esperienze con il padre tirannico e la famiglia inesistente. In ogni caso un personaggio molto sfumato, equivocabile in molti passaggi, che nasconde ben più di un’ombra, ma cerca comunque di fare la parte che gli è stata assegnata dagli eventi, ovvero quella del personaggio da fiaba per bambini, non sempre riuscendoci. Molto sullo stile di “ridi pagliaccio”. Sicuramente una ennesima ottima prova di Johnny Depp.

Il regista, in questo caso, è molto simile allo stesso personaggio di Willy Wonka, il classico inventore geniale,
isolato, incompreso e solo, che passa il tempo ad inventare nuove cose (soprattutto nuovi dolci) nei modi più incredibili, ma solo alcune invenzioni si dimostrano estremamente utili o positive, mentre altre sono inutili, altre futili, altre ancora nocive o addirittura ributtanti… Tim Burton è un po’ lo stesso del suo personaggio,
si lascia trasportare dalla fantasia sfrenata e dalle intuizioni geniali, ma solo a volte queste portano ad atmosfere sognanti di fiaba, mentre altre portano decise nel mondo del grottesco, nell’ironia stridente e dissacrante, per finire nel trash un po’ insensato (ma molto colorato ed accattivante), se non nel gotico, nell’orrore e nel ribrezzo. Tutto questo senza logica apparente, e senza soluzione di continuità, passando da un
eccesso all’altro, proprio come se le sue trovate geniali, fatte a fin di bene, gli sfuggissero di mano e dal controllo razionale. Un Burton all’ennesima potenza, direi…

Due altre cose possono valere la visione del film: gli Oompa-loompa, i nanetti che aiutano Wonka nella fabbrica di cioccolato e che sono artefici delle trovate più assurde e trash, nonchè quelle più geniali, e dei momenti più divertenti del film (molto contribuisce il fatto che siano tutti stati interpretati dallo stesso attore che, truccato in mille modi, uno più assurdo dell’altro, si è centuplicato sullo schermo grazie alla tecnica digitale).

Un altro buon motivo è l’ironia dissacrante che pervade tutto il film, altra caratteristica di ferro delle produzioni di Burton, e che si esplica in molte citazioni che i cinefili possono divertirsi a scovare. Una su tutte, esplicita, fin troppo facile da trovare, è la parodia di 2001 odissea nello spazio, in cui una tavoletta di cioccolato si trasforma nel monolite nero, con le scimmie che gli danzano attorno. Chissà se Kubrick sta apprezzando, o si sta rivoltando nella tomba?

Come dicevo al’inizio, l’autore è incrollabile e immutabile nel suo stile, sempre uguale fin dagli esordi, e gli si può dare cieca fiducia, chi lo ha già apprezzato in altri film probabilmente non resterà deluso…