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Yusuke Iseya « La Fabbrica dei Sogni
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Kyashan – La Rinascita

Wednesday, March 7th, 2007 by

Ieri sera sono finalmente riuscito a vedere, seppur in dvd, un film che purtroppo mi son perso quando è passato (fugacemente, per lo meno dalle mie parti) nelle sale, e che aveva decisamente cattuarato la mia attenzione. Trattasi di “Kyashan – la rinascita” (tit.orig.: “Casshern”, jpn, 2004; non ho trovato un sito ufficiale in italiano, nè tantomeno uno ufficiale in inglese aggiornato, quindi accontentiamoci di questo . . ps: l’ho letto DOPO aver scritto questo post), tratto da un cartone animato che magari i nati tra gli anni 70 e gli 80 potranno ricordare..ma per rinfrescarsi la memoria (e per chi non lo conosce) basta andare qui . NB: se arrivate in fondo alla pagina, il “Sergio” autore del pezzo non sono io, è simpatico caso di omonimia :).
Per prima cosa, è doveroso premettere che il film si discosta parecchio dal cartone animato, anche se ci sono alcune citazioni dell’anime originale: un cane di nome Flender, come il cane-robot che accompagnava Kyashan nel cartone; il tipico casco (modello jet con una grande luna sottile che parte dalla fronte), che si vede solo in un paio di scene dove è protagonista di un evidentissimo primopiano (giusto per la goduria dei nostalgici, ma che non viene mai indossato dal protagonista); ed il letto a forma di cigno nel quale riposa la mamma di Tetsuya-Kyashan..qualcuno si ricorderà invece che nel cartone animato, la mente della madre di era inglobata in un cigno robotico.
Ma veniamo al film….finalmente! Di certo è un film molto particolare…2 ore e venti di giapponesi e di immagini visionarie potrebbero non piacere a tutti…ma il film, anche se non è un capolavoro riuscito al 100%, ha parecchi spunti interessanti, sicuramente. Insomma, non è un film facile, non è un film banale.
Per prima cosa, l’impatto visivo è notevole. Il film esordisce con gli scenari di una megalopoli che sembra una citazione di bladrunneresca memoria..Le scenografie, realizzate per lo più in digitale, oltre al suddetto Blade Runner, mi hanno riportato alla mente anche un pizzico di “Dark City” (di Alex Proyas, il regista de “il Corvo”). Di sicuro lo steam-punk si fa sentire, con un futuro ipertecnologico in cui i protagonisti ascoltano la radio con le manopole e guidano auto da gangster movie. Ecco, forse i costumi sono una nota negativa (tranne la tuta di Kyashan), ma il mecha design (permettetemi un’espressione da cartone animato…mi riferisco al design dei mezzi di trasporto e degli androidi) è spettacoloso. Treni immensi che viaggiano su 6 binari, aerei di dimensioni bibliche, portacontainer volanti a traliccio (questa m’è venuta così, non saprei come descriverveli…avete presente quelle gru su binario, ad “U”, che sollevano i conteiner negli scali ferroviari e nei porti commerciali? ecco, mettetene assieme un paio con una struttura a traliccio, montategli alcune eliche e fateli volare..). E gli androidi!! chi si ricorda del cartone animato, non potrà non avere un pizzico di nostalgia vedendo i battaglioni di robot con la testa incassata a forma di elmo prussiano, con tanto di punta, e i piedi a mo’ di scarpetta araba con la punta all’insù!
Evidenti anche le allusioni all’imperialismo asiatico, con tazebao giganteschi con la faccia del lider (un “generalissimo”) della confederazione della Grande Asia, scritte in cirillico e sculture di militari che non possono non richiamare rispettivamente l’iconografia maoista e staliniana.
Il tema di fondo è attuale: la biotecnologia. Si parte dalla scoperta delle “nanocellule”, una sorta di super cellule staminali, che dovrebbero essere in grado di sostituire qualsiasi parte del corpo “guasta”, e si arriva ad una guerra tra neoumanoidi ed umani…ovviamente il tutto condito da un contrasto edipico padre – figlio e da altri interessanti spunti di riflessione. Perchè lo scontro non è tra buoni e cattivi, ma è piuttosto una ricerca tra cosa è sbagliato..e cosa è meno sbagliato.
Non avete capito? beh, nemmeno io..infatti penso che rivedrò sto film tra qualche tempo per cercar di far luce su alcuni passaggi nebbiosi 😀
Il punto di di forza del film è, infatti, il grande impatto narrativo delle immagini. Al di là degli effetti grafici nei combattimenti, da cartone animato (giustamente!! ben fatti ed azzeccati stilisticamente), ci sono molte inquadrature statiche di forte impatto. L’uso narrativo dei colori (e del bianconero!) è fatto con grande accuratezza, e evidente è la narrazione per metafore. Di effetto, ad esempio, la “rinascita” di Tetsuya-Kyashan, immerso dal padre nel liquido di cultura delle neocellule, rappresentazione di un moderno liquido amniotico, con una gestualità “battesimale”.
La narrazione per metafore prevale soprattutto nell’ultima parte del film, appesantendolo un po’, e rendendo più difficoltoso capire cosa avviene realmente, ma offre numerosi spunti di riflessione. Infatti, quello che conta (come già ho avuto modo di vedere in altre opere nipponiche) non è tanto quello che succede nella realtà, ma quello che provano i protagonisti. L’evolversi della trama psicologica prevale sullo svoglersi di quella “concreta”, nella realtà (della finzione). Non è la vita o la morte dei personaggi che conta, ma le conclusioni a cui riescono ad arrivare, ciò che riescono a comprendere. Un messaggio che definire interessante o stimolante è ancora riduttivo.
Un ultimo accenno alle musiche: discrete, non invasive, ma sempre clamorosamente azzeccate, aderenti allo svolgersi delle immagini. Bravi.
Avrete notato che non ho parlato molto della trama (per questo, basta vedere il film, no?), che alla fine, è l’aspetto meno importante del film. Può sembrare paradossale, ma secondo me è decisamente così…
sperando d’avervi messo almeno un pizzico di curiosità circa questo film, spengo tutto e vado a letto, che sul fuso orario di Cavona s’è fatto tardi….
buona visione!
Schuck