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Archive for the ‘storico/biografico’ Category

In the land of blood and honey

Thursday, February 16th, 2012 by

Non so come sia il film, in uscita in questi giorni, non so come la Jolie se la cavi da regista. Vedremo. Ho il sospetto che sará un film puttosto duro da digerire, certo ha sollevato un polverone in alcune parti d’Europa. Probabilmente un buon segno.

La donna é intelligente e spero abbia fatto un buon lavoro, intanto una bella intervista:

Dalla BBC.

Re, Regine e Oscar

Sunday, March 13th, 2011 by

Qualche giorni fa se ne è andata Jane Russel, l’ultima delle pin-up e a me dispiace tanto; recentemente avevo (ri)visto Gli uomini preferiscono le bionde, e Jane era davvero l’unica donna al mondo in grado di tenere testa a Marylin. E questo è più o meno tutto ciò che c’è da dire su di lei.

In realtà volevo parlare degli Oscar di quest’anno, anche se sono abbastanza in ritardo. Ha stravinto (telefonatissimo) Il Discorso del Re. Che è un gran bel film, capiamoci, anche se non saprei se proprio il Miglior Film. Nonostante una serie di grossolane mistificazioni storiche, che se proprio vogliamo fare i pignoli non sono nemmeno il punto della storia, quindi chissenefrega. Non ne abbiamo scritto qua, ma è uno di quei film che agli inglesi vengono da dio, con tutta l’atmosfera e la nebbia, le classi sociali, l’Impero, le cornamuse e “my dear, would you care for a cup of tea?”.
E’ una bella storia, di autostima, crescita e lotta personale, traumi familiari, destini non voluti: che non è detto che solo perchè sei nato principe avrai la vita più facile dei peones. Ed è girata magistralmente, con fantastiche interpretazioni dei tre protagonisti principali. Sul lato negativo, troppo concentrato sulla figura del Re, con poco spazio agli altri personaggi e a momenti, forse per questo motivo, un pò ripetitivo. Che magari era un effetto voluto, va a sapere.

Ma l’unico Oscar che indubbiamente si sarebbe meritato era quello per Attore Non Protagonista ed è l’unico che non gli hanno dato. Okay, io non ho visto The Fighter, e sono pronto a ricredermi sul fatto che sia uno di quei casi in cui il trailer inganna. Ma davvero Christian Bale ha dato un’interpretazione migliore di Geoffrey Rush?

E vogliamo parlare di aver completamente dimenticato True Grit? Fosse anche solo per la fotografia? E’ vero che Jeff Bridges soffre il confronto con l’originale, perchè John Wayne è Il Grinta più di qualunque altro personaggio abbia mai interpretato. Ma Hailee Steinfeld è semplicemente impressionante, ancora di più perchè tanto tanto giovane. In una versione della storia più cruda e matura di quanto fosse quella di Hathaway e Wayne, Hailee riesce a centrare l’equilibrio perfetto (tra bambina vulnerabile e donna forte) per la sua parte assai meglio di chi l’ha preceduta. Forse era troppo giovane per insidiare Natalie e il suo Cigno Nero, ma lei da sola alza il profile di True Grit notevolmente e secondo me questo avrebbe dovuto essere riconosciuto.
Tutto qua.

IL colossal

Sunday, April 4th, 2010 by

Giorni fa noi si e’ visto un filmone, un classico che piu’ classico non si puo’, un must see movie, insomma un colossal, o meglio IL COLOSSAL!
Quattro ore di film, costumi, azione ma non tantissima, scenografie immense, scene di massa, trucco, parrucco, attoroni … tutto quanto perfetto, sempre quattro ore pero’! Si discuteva che nessuno fa piu’ film di questa durata perche’ nessuno, tranne noi pazzi cinefili, starebbe al cinema per tanto tempo concentrato per qualcosa senza effetti speciali alla Avatar. Dicevo che nessuno lo fa piu’, anche quel folle di Stanley Kubrick non faceva piu’ roba lunga quattro ore, Robsom mi interrompe:
“No, e’ vero non durano quattro ore, ma a dirla tutta certi film di Kubrick sembrano durare anche il doppio!”

Per non tirarla per le lunghe, abbiamo visto Cleopatra, del 1963, e che devo dirne? che il termine colossal e’ l’unica cosa che lo descrive adeguatamente. Non saprei dirvi quanto sia storicamente accurato ma dal punto di vista cinematografico e’ da vedere. Scenografie in 3d, nel senso che i palazzi son proprio li, i costumi sono veri e sembrano d’oro, le corazze dei romani vissute, i senatori romani in sandali e tuniche bianco/rosse, le vestali di Cleopatra, il bagno e i massaggi, il suo noto pudore (?) … non manca niente e niente fa rimpiangere il 3d o gli effetti computerizzati, che sono una meraviglia, non fraintendete, ma sapere che c’era gente in grado di fare cose reali e perfette fa piacere.
Il film e’ la storia della regina, dei suoi amori guidati all’inizio da saggia ambizione, da astuto calcolo, quando decide di essere la moglie egiziana di Cesare e soprattutto colei che lo spinge verso ambiziosi sogni. Poi e’ la storia della sua passione romantica e incoscente con MarcoAntonio, della fine tragica del loro amore e del suo regno. Due film, a dirla tutta cosi voleva il regista ma la produzione decise per una sola uscita, peccato.
La Taylor, giovane attrice all’epoca, e’ stata una scelta perfetta nonostante la sua cagionevole salute, insieme a molto altro, abbia causato il lievitare dei costi del film e l’allungarsi dei tempi di produzione. Ok, quando una e’ dotata di quegli occhi viene facile fare Cleopatra, che dire? mi sarei innamorata pure io fossi stato Cesare.
Il personaggio Cesare batte il personaggio Antonio, ma si sa che io a volte sono cerebrale e Antonio non era proprio astutissimo, convenite? Degli attori che dire? Richard Burton e Rex Harrison, grandiosi in due figure cosi diverse e complicate.

TRIVIA e altro
Sapevate che fino a Titanic questo e’ stato il film piu’ costoso della storia? 35 mln di dollari.
Che il primo regista ad un certo punto a mollato tutto perche’ non ce la faceva piu’?
Che il secondo regista per finire in tempi “ragionevoli” si faceva di anfetamine e dormive tre ore a notte?
Che la Taylor durante le riprese ha avuto: meningite, polmonite, una tracheotomia d’urgenza …?
Che nel primo anno di riprese solo 10 minuti di pellicola utile erano stati effettivamente girati?
Che le prime riprese dovevano essere effettuate nel 1960 a Roma ma non poterono per via dei Giochi Olimpici?
Che la critica lo stronco’ e fu un flop colossale (appunto) al botteghino?
Peccato perche’ per colpa di Cleopatra per rivedere un film sword and sandal abbiamo dovuto aspettare Gladiator e peccato soprattutto perche’ la grandiosita’ di questo film e’ indiscussa, i tre personaggi principali tengono incollati alla storia anche senza molte scene d’azione, due battaglie, il modo in cui vengono raccontati e’ acuto, i dialoghi intensi, l’amore sottointeso, una via perfetta per rappresentare la Storia.

Antony: Queens. Queens. Strip them naked as any other woman, they are no longer queens.
Rufio: It is also difficult to tell the rank of a naked general. Generals without armies are naked indeed.

Invictus

Monday, March 1st, 2010 by

Ho da dire alcune cose su questo film, inizio con la piu’ importante: andatelo a vedere! Ah, volete qualche motivo in piu’ del mio istinto? Ci provo.
Innazitutto andatelo a vedere perche’ Clint Eastwood raramente sbaglia. Poi perche’ c’e’ Morgan Freeman, lui e’ talmente Nelson Mandela che alla fine del film si fa fatica a distinguerlo dall’originale e non e’ il trucco e’ un’interpretazione perfetta. Infine, per restare sugli interpreti principali, c’e’ Matt Damon. Damon in pantaloncini corti che gioca a rugby … battute a parte, il ragazzo mi piace sempre di piu’ e non sono gli ormoni che parlano, la sua interpretazione e’ davvero buona.

La trama? e’ la storia romanzata di un fatto accaduto veramente. Nel 1995 i campionati mondiali di rugby si tenevano nella Repubblica Sudafricana, nella Rainbow Nation appena nata dopo la liberazione di Nelson Mandela e la sua elezione a Presidente. Nel Sudafrica in cui l’apartheid era da pochissimi anni terminato, il paese in cui le differenze sociali bianchi/neri erano inimmaginabili. La nazione poteva esplodere in una guerra civile, onestamente i neri avevano le loro sante ragioni per essere desiderosi di rivincita, per usare un eufemismo. Non staro’ qui a discutere sulla figura di Mandela, nessuno e’ perfetto e di torti ne sono stati fatti, ma evitare un genocidio non e’ una cosa da poco, mi pare.
Il film racconta come Mandela riusci’ anche attraverso questo campionato di rugby ad avvicinare le due frazioni del suo popolo. E lo racconta in modo esemplare, toccando ogni corda sensibile disponibile, facendovi sentire l’odio profondo maturato in anni di razzismo e al tempo stesso insegnadovi come fare un passo indietro a volte significa in fondo vincere. Toccanti le scene girate sull’isola-campo di prigionia che ha ospitato Nelson Mandela per 27 anni (ventisette!). Solo un uomo eccezionale poteva, una volta fuori da quella minuscola cella, lontano da quelle pietre da spaccare, decidere che non voleva vendetta.
E’ soprattutto un film sullo sport e sulla grande idea di un uomo. Retorico, certo, ma non credo volesse essere una biografia o una celebrazione dell’uomo.

Vogliamo poi parlare della colonna sonora? Eastwood non lo sa e soprattutto non gliene importa niente, ma mi ha fatto un regalo.
Rapida spiegazione: durante la 32sima edizione della Coppa America una delle imbarcazioni era un team sudafricano che si chiamava Shosholoza (la storia e’ interessante e italiana, se vi va qui). Shosholosa e’ una canzone tradizionale sudafricana, originariamente non aveva un carattere positivo, di gioia o vittoria, era un canto di lavoro. Io l’ho sempre trovata piena di energia e all’epoca della Coppa America tifavo per gli africani, per tanti motivi, ma anche solo per simpatia, colore, ingegno, design, coraggio e quella musica trascinante.
Bene, Clint ha pensato di farmi un regalo iniziando e chiudendo il film con questa canzone, divenuta nel tempo inno di gioia.

Aggiungo poi un’altra nota del tutto personale che poco ha a che fare col film o forse si. Il film e’ un bel ritratto dell’Africa, in senso generale, mi ha fatto risentire di quel vento polveroso, i bambini allegri che giocano a tutte le ore nel campetto della scuola o per strada, la loro divisa scolastica perfetta, le ragazze lucide come castagne, profumatissime e con quelle pettinature incredibili, i cani ovunque per strada, la dignita’ di avere poco ma goderselo fino in fondo, l’orgoglio di essere africani.
Colpita anch’io dal mal d’Africa? Non so, ma certo il film mi ha toccato anche questa corda.

Nota di merito al tocco poetico ed evocativo delle immagini di chiusura. Mentre dentro lo stadio si gioca la finale, fuori un bambino nero ascolta la cronaca dalla radio della macchina di due poliziotti bianchi in servizio. Tutta la sequenza di “avvicinamento” tra le due parti e’ simbolica e perfetta, commovente e illuminata.

Spiacente per chi lo vedra’ non in lingua originale, non voglio fare quella che se ne intende, ma una finezza di questo film si perdera’ certamente nella traduzione: l’accento sudafricano! Ammetto di aver fatto fatica a cogliere alcune parole, ma ne valeva la pena.
In molti hanno scritto che il film e’ lungo, sara’ che io ho Kubrick come termine di paragone, ma non ho avuto tempo di notarlo.

Nelson Mandela: Forgiveness liberates the soul. It removes fear. That is why it is such a powerful weapon.


Titoli di testa: non ci sono, sorpresa! Ma ci sono i titoli di coda, che diversamente dal solito meritano perche’ sono una carrellata di foto accoppiate: da una parte l’interprete (Freeman), dall’altra l’originale (Mandela). Scelta intelligente per un film che racconta di una storia vera.

Julie and Julia

Monday, September 28th, 2009 by

Consiglio: andate a vedere questo film subito prima o subito dopo una succulenta, ricercata e saziante cena, se no sono guai.
Questa pellicola fa venire voglia di imparare a cucinare, stimola costantemente senza pietà l’appetito, é pura droga per un blogger, essendo il film tratto da un blog, infine credo sia il primo o uno dei pochi film basati su ben due storie vere.
Le protagoniste sono due donne Julia Child e Julie Powell, entrambe pressoché sconosciute aldiqua dell’oceano.
Julia Child é più che famosa negli Stati Uniti per aver insegnato alle donne americane degli anni ’60 come si cucina, in particolare come si preparano piatti della tradizionale cucina francese, grazie ai suoi libri e soprattutto grazie a fortunatissimi programmi di cucina in tv. L’origine de “La prova del cuoco” se volete, con una sostanziale differenza che potete notare guardando un video originale: Julia Child non confezionava piatti perfetti e in cucina non si comportava come lo chef che era, ma sbatteva piatti e pentole ovunque, dava consigli pratici, spiegava le cose come le avrebbe spiegate la vicina di casa, senza pretese e con molto divertimento. La fisicità imponente, il tono di voce peculiare e l’assoluta incapacità di prendersi troppo sul serio, hanno probabilmente contribuito a fare di lei un personaggio. Meryl Streep nelle sue vesti é meravigliosa, impazza in ogni scena e interpreta Julia alla perfezione, rendendole giustizia nella fisicità massiccia anche grazie a qualche trucco di scena e di inquadratura.
L’altra donna protagonista é Julie Powell, interpretata da Amy Adams, dipendente governativa, trentenne, sposata, con il desiderio di concludere davvero qualcosa per una volta nella vita. L’idea folle che le viene é quella di prendere il libro di Julia Child, darsi 365 giorni di tempo e in questo tempo realizzare tutte le ricette riportate, tenendo un blog su cui raccontare i risultati del progetto.
Questa é la seconda storia vera narrata nel film.
Le due donne sono raccontate intrecciando le loro vite perfettamente, tra momenti comicissimi: la prorompente Julia Child che si iscrive all’esclusiva e compassata scuola parigina per chef “Le cordon bleu”, l’esile Julie che litiga con le aragoste, accanto a momenti di difficoltà profondi.
Due ore di film che scorrono senza momenti di noia, tra parecchie risate e molto, moltissimo cibo.

Se ci fate caso noterete che in generale é difficile far vedere persone che mangiano facendovi venire voglia di mangiare, perché spesso mangiare non é un atto elegante, lo stesso per le operazioni di cucina; qui invece é tale il godimento espresso nel nutrirsi o nel preparare il cibo che vi viene davvero voglia di mangiare una torta al cioccolato con le mani o di passare qualche ora della vostra vita a preparare un boeuf bourguignon!

“Never, never apologize!”