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Gary Oldman « La Fabbrica dei Sogni
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the Unborn – il mai nato

Sunday, November 7th, 2010 by

Cosa succede se si mischia una trama originale con delle trovate tradizionali? viene fuori un film che non è un capolavoro, ma che resta comunque godibile, ben fatto nel suo genere.
Questo è “The Unborn”. Il classico film che punta a far venire paura per quei maledetti rumori nel buio della casa, o a far venir voglia di controllare meglio quel movimento che ci era sembrato di cogliere con la coda dell’occhio nello specchio.
Quindi ecco bambini cantilenanti, sogni ad occhi aperti, e qualche…effetto “Bu!” (avete capito cosa intendo, no? provate a fissare con una cinepresa una creatura con gli occhi chiusi: questa li spalancherà di colpo, per la gioia del pubblico pagante…o provate ad avvicinarvi lentamente, con la solita cinepresa ad una porta chiusa…cosa ci troverete dietro quando si spalancherà di botto? ecco cosa intendo per “effetto Bu!” ).
Ma se queste sono le componenti più classiche, tanto usate in un certo tipo di cinematografia – e che, per carità, anche qui non stonano, anzi: si va sempre sul sicuro, se le si dosa bene – l’aspetto più interessante (anche se pure questo non del tutto originalissimo) è la trama. Ora, quello che è il difficile per me è cercare di spiegarla, senza dire troppo.
Possiamo dire che il film inizia con la protagonista che sta facendo jogging lungo una strada in cui c’è solo lei…ad un tratto qualcosa attira la sua attenzione, ed è un bambino. Pallido, abiti vecchi, scure borse sotto gli occhi..dopo un attimo il bambino non c’è più, però seguendo una guida piuttosto insolita, la nostra trova qualcosa di inquietante..credo che mettendo insieme queste due righe col titolo del film, qualche dubbio ce lo si possa fare (non aggiungo altro, anche perché comunque attorno al 20esimo minuto i primi grossi dubbi saranno fugati…
Da qui in poi è un’escalation di allucinazioni ed incubi sempre più inquietanti, e di aberrazioni mostruose ed angosciati, ai quali si intervallano accenni di storia (vera, purtroppo, quando si parla del dottor Mengele), di scienza (ah, la genetica…ma di più non posso dirvi. Mi limito ad accennare all’esame oculistico che fa la protagonista nelle fasi iniziali della vicenda, perchè ha un pese non indifferente nello svolgersi della vicenda), superstizioni varie e mitologia ebraica…a proposito di cose inquietanti: sto cercando con google la definizione di un termine relativo a questa mitologia, non l’ho trovato, ma il primo link dice: “scanner della retina dell’occhio”…però!
Una nota di merito alla protagonista, Odette Yustman, che non avevo mai visto prima. Cosa di cui mi rammarico, perchè personalmente la trovo di una bellezza disarmante. Sicuramente questa prova non le avrà fatto vincere l’Oscar, ma non se l’è nemmeno cavata male. Ma una bellezza così pulita, così semplice, secondo me non è maschilismo sottolinearla, è un semplice dato di fatto.

Il Cavaliere Oscuro

Wednesday, August 27th, 2008 by

Eccomi qui, riapprodato a qusto blog dopo un anno di assenza, potevo esimermi dal riprendere le fila da uno dei film che ultimamente ha fatto parecchio parlare di sé? Vuoi perché secondo alcuni potrebbe battere ogni record di incassi, vuoi perché porta una sfiga pazzesca , vuoi perché c’è un’ombra che lo sovrasta abbastanza inquietante, e non si capisce se lo è davvero, o è solo uno squallido esempio di marketing virale.
Insomma, è un film che ultimamente ha fatto parlare di sè, a torto o a ragione.

Essendone un sequel, ed essendo creato dalle stesse persone e dalla stessa produzione, molti dei commenti già espressi per Batman Begins restano validi: Batman è stato tante cose diverse nella sua storia, questo è giust’appunto un altro capitolo che ne aumenta la varietà.

Piccola premessa: non ho letto il fumetto “The return of Dark Knight” di Miller, da cui il film “dovrebbe” essere tratto. Immagino che comunque, conoscendo un poco Miller, di fama e per esperienza, il film non c’entri molto con le trame ed atmosfere del fumetto.
Detto questo, mi sento di aggiungere solo due cose ai commenti già espressi, una riguardante il regista, ed una riguardante il film.

Il regista: Chris Nolan, è uno che ci sa fare. Ci sa fare all’ennesima potenza quando ha una idea originale e la porta avanti con coerenza e talento fino alla fine.
Sembra che ci sappia fare un po’ meno quando è vincolato da un film che vuole essere di forte richiamo (diciamo pure commerciale, con l’ambizione di essere un Top10). Stavolta fa le cose un po’ meglio rispetto al seppur sufficiente Batman Begins: le atmosfere a tratti sono più scure, come giustamente dovrebbe essere, calca un po’ di più la mano quando serve. Niente a che vedere con Miller, comunque.
Purtroppo siamo ancora a New York, e non a Gotham City. Una New York nei giorni nostri, a combattere contro i terroristi (sic! Onde evitare che uno si faccia idee sbagliate, così viene definito un paio di volte esplicitamente il nuovo Joker!), contro un male oscuro e senza forma, che colpisce senza motivo e senza spiegazione, e a cui non ci si può arrendere.
I tempi segnano le cose, anche i film di Tim Burton sono ormai fuori tempo e lontani anni luce.
Tuttavia, nonostante questo adattamento ai tempi che corrono, mi sento di dire che stavolta ci siamo, finalmente dopo tanti episodi infelici, finalmente un Batman in grado di competere coi primi episodi, che restano comunque quelli più azzeccati.
Peccato che, al di là dei tempi che corrono, anche lo “svolgimento” sia troppo vicino a quello degli anni 2000, ovvero troppo preoccupato a creare spettacolo, che non a creare atmosfera. Gli inseguimenti con Batman a cavallo della BatMoto (dopo l’Hummer corazzato, era difficile fare peggio, ma ci sono riusciti), sono molto spettacolari, probabilmente ricreati al computer in buona parte vista la spettacolarità delle scene, ma sono TROPPO finti e TROPPO inverosimil, sono inutili, servono solo ad appagare le persone che nei tempi della computer graphic, chiedono e petendono che la computer grapich gli mostri cose che nemmeno possono immaginare, e non c’entrano una mazza con Batman: sono anch’essi un segno dei tempi che cambiano.
Le atmosfere, queste sconosciute!, si possono creare in tanti modi. Rimettere Batman a Gotham City senza lasciarsi andare a velleità spettacolari avrebbe di certo facilitato il compito, ma per fortuna ci sono altre scelte di regia che aiutano a “creare atmosfera”, soprattutto quando sottolineano senza mai perdere un colpo tutta la follia e l’alienazione di uno dei suoi protagonisti: il Joker di Heat Ledger.

E qui arriviamo al secondo punto, ovvero al Joker attorno a cui praticamente ruota tutto il film, e che ruba la scena in ogni istante a Batman (oltre al fatto che anche Michael Caine, Morgan Freeman e Gary Oldman lo fanno, per la loro consueta bravura). Bene hanno fatto gli autori a non intitolare il film “Batman – The Dark knight”, perché a conti fatti non sembra essere un film su Batman, bensì su Joker, c’è poco da girarci in giro.
Un Joker che è presente anche quando non c’è, un Joker che non è più un super-criminale da fumetto, ma diventa di tutto e di più… diventa un terrorista, diventa un perfido carnefice macellaio (altro che fumetto), diventa l’essenza del male indecifrabile, diventa un vero e proprio agente del caos mandato sulla terra per farne polvere (e possibilmente divertirsi un sacco nel farlo). Schiacciante è la filosofia che lo guida, semplice ma abominevole:

“Lo sai qual è la cosa bella del CAOS? Che è equo…”

E’ forse la battuta più fulminante del film, e non è uno scherzo: il Joker vuole un mondo che abbia almeno una certezza; un mondo senza disuguaglianze e senza torti, perché il caos non guarda in faccia nessuno e non fa favori a nessuno… è giusto. Viene trasformato in una sorta di giustizia primitiva ingovernabile dagli uomini, ma proprio in quanto tale, più giusta di qualsiasi altra cosa l’uomo possa creare. Questo è sicuramente il punto di forza di tutto il film.
Heat Ledger e Chris Nolan, ciascuno nel proprio ruolo, fanno bene la loro parte. La sensazione sgradevole che approda nella testa dello spettatore, nell’incalzare degli eventi e di una trama che non risparmia colpi di scena, è che l’obiettivo del caos sia stato raggiunto, perchè in um modo o nell’altro vengono sempre a mancare punti fermi. Perfino la macchina da presa spesso “svolazza” in modo inquietante, quando inquadra il Joker (memorabile la scena con Joker appeso a testa in giù, ed inquadrato a rovescio).

A mio parere Heat Ledger può puntare a vincere la sfida tra Joker. La sfida tra Tim Burton e Chris Nolan non è nemmeno ipotizzabile, non c’è storia, ma quella tra i due Joker sì, per me ci sta tutta e se ne può discutere.
Forse da vivo non avrebbero mai dato un oscar a Ledger, come pare vorrebbero fare da morto. Anche questo purtroppo, temo sia marketing…

Il film, comunque, non contiene sono questa tematica di punta. Anzi, forse c’è troppa carne al fuoco, e spesso troppo poco sviluppata.
Ad esempio il tema del “doppio” con l’evoluzione drammatica di Harvey Dent da integerrimo procuratore distrettuale (un baluardo del bene) a rappresentante integrale del male e a sua volta agente del caos al pari di Joker, nel personaggio di Duefacce, forse meritava un film a parte anziché essere “buttato via” con mezz’oretta scarsa di film, come fosse un compitino di scuola infilato in un film che si preoccupa per tutto il tempo di dare risalto a ben altro…
Invece discreto risalto è stato dato al tema della manipolazione dell’opinione pubblica. Il film dice cose già note, ma lo fa bene: spiega come il popolo abbia bisogno di un nemico, possibilmente governabile e che non abbia nulla a che fare col “caos” (troppo equo e troppo sfuggente per piacere a chi comanda) e di qualcuno pronto a combatterlo con prontezza.
Siccome l’eroe deve essere eroe fino in fondo (è pur sempre per tutti i super-eroi una questione di poteri e responsabilità, di cui grande esponente è Spiderman), anche quando non si tratta di apparire come tale, ecco aprirsi il finale azzeccatissimo e amaro, molto amaro. Così amaro che non a tutti è piaciuto, e ha fatto dire a più di una persona che conosco che questo “non è lo stesso Batman di sempre” o che è un “Batman senza palle”. Eppure temo proprio che non sia così, e che essere eroi per davvero voglia dire anche questo. Ma è una cosa difficile da capire nella società dell’apparenza in cui vivamo.
Ce lo diceva Orwell, ce lo ripete Batman. Il nemico a volte non è un nemico, un eroe non sempre sembra un eroe, e ciò che sembra un eroe non è detto che lo sia. Trovo sia giusto essere delusi ed amareggiati per quella che potrebbe essere una verità che non impariamo mai a comprendere, proprio perchè il mondo dei media e chi ci governa continuano a propinarci un’altra verità assoluta, che i nemici sono sempre molto nemici, e gli eroi sono sempre molto eroi.

Batman Begins

Thursday, July 14th, 2005 by

Batman è un personaggio di cui potrei discutere per ore. Ma cercherò di limitarmi. Tanto per cominciare, non esistono due interpretazioni uguali dell’uomo-pipistrello che è passato con sconvolgente facilità da violento giustiziere della notte a rassicurante supereroe per famiglie, da surreale fumettone pseudo-fantascientifico a icona televisiva pop, per tornare poi alle sue origini di vigilante gotico e infine approdare al Cavaliere Oscuro di Frank Miller. Inutile dire che, per il sottoscritto, Batman è e sarà sempre l’eroe solitario tenebroso, cupo e vendicativo. Tanto ossessionato dai suoi traumi e dalle sue paure da doverli nascondere dietro una maschera.

Perciò la prima cosa positiva di Batman Begins è la scomparsa di Robin e della visione paternalistico-edipica del Batman di Joel Schumacher. Qua si torna alle origini. Letteralmente. A cominciare dal bellissimo logo in metallo grezzo. E qua inizia il bello perchè all’inizio di tutto c’è una questione cruciale per ogni giustiziere che si rispetti. Sì perché è una bella cosa dire di lottare per la giustizia, ma la giustizia è un concetto astratto e tutto sommato relativo. Ciò che fa di una persona un criminale è la legge, ma se ti metti al di sopra della legge, come puoi distinguere l’onesto dal delinquente? Inoltre la legge può essere sbagliata o imperfetta o, a sua volta, ingiusta. Violare una legge sbagliata è da criminali o da eroi? Il paradosso del supereroe poteva essere affrontato solo da un personaggio ambiguo come Batman, uno che è più un vendicatore che un giustiziere. Infatti The Bat Man non combatte per la giustizia, combatte contro i demoni (suoi prima ancora che nostri) e le fobie individuali e collettive di una società malata. E qui la scelta del cattivo e delle sue armi cade a pennello.

Però.
Katie Holmes. Quando faceva la teenager stronza e capricciosa era adorabile, ma come assistente procuratore distrettuale è credibile almeno quanto Bruce Willis nelle vesti di una ballerina classica. E non è neppure lontanamente vicina alle donne fatali attratte dalla complicata e schizofrenica personalità di Batman. Anche considerando che si tratta di un Batman giovane e immaturo proprio non riesco a vederlo dietro una ragazzina, qualcuno gli faccia incontrare una Donna!
Christian Bale se la cava abbastanza bene, ma certo non è aiutato dalla presenza di un gigante come Michael Caine che, nella parte del mitico Alfred, gli ruba la scena anche quando non c’è.
Di questi tempi, è apprezzabile il ricorso minimo alla computer graphics, ma perchè rinunciare alle atmosfere gotiche tradizionali? E sostituire la batmobile con un specie di super Hummer corazzato con gli steroidi? (Sulla batmobile c’è un retroscena divertente. Apparentemente mentre giravano per le strade di Chicago è stata tamponata da un’altra macchina. L’autista, ubriaco, avrebbe detto di esserci andato addosso apposta credendo si trattasse di una astronave aliena!?). In una moderna metropoli uno che va in giro vestito da pipistrello è matto. A Gotham City è quasi normale. Così si sputtana tutta l’atmosfera del film senza un valido motivo. Un pò troppo lungo, soprattutto nel finale, ma ad ogni modo bentornato Cavaliere della Notte!

Curiosità: qualcuno si è divertito a calcolare quanto costerebbe diventare Batman. Siccome quasi tutta la tecnologia usata da Batman è commercialmente disponibile basterebbero appena un paio di milioni di dollari. Ma il patrimonio di Bruce Wayne è stimato a circa 6.3 miliardi di dollari, il che lo farebbe il 28esimo uomo più ricco d’America, subito dietro Rupert Murdoch. Questo spiega probabilmente perchè Bruce Wayne attira gnocca come una calamita.

Bats frighten me. It’s time my enemies share my dread.