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Ang Lee « La Fabbrica dei Sogni
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I segreti di Brokeback Mountain

Tuesday, February 7th, 2006 by

Io che credevo di vedere una sciocchezza hollywoodiana mi sono trovata di fronte a un film drammatico, toccante, crudo che mi ha lasciato senza parole alla fine della proiezione e zeppa di pensieri per giorni.
Innanzitutto è un film ben fatto: scene naturali mozzafiato, paesaggi incantevoli e struggenti, dialoghi intensi, un buon doppiaggio, riprese sempre perfette, nessuna volgarità, nemmeno nella scena più intensa, il primo incontro sessuale che pure è al limite della violenza.
Ma a fare la differenza sono le interpretazioni e la storia in sè. I due cowboy, Jack e Ennis, che si incontrano mentre sorvegliano un gregge di pecore, sono perfetti, non so quanti altri eterosessuali avrebbero potuto interpretare tanto bene due omosessuali. La scoperta della reciproca attrazione avviene in modo crudo, una scena che lascia senza fiato, la sala intorno a me s’è bloccata in un respiro mozzato univoco. E non succede spesso purtroppo.
Da essere umano posso dire che esco dalla sala con un’idea rafforzata: l’amore, l’affetto, l’attrazione tra due persone non ha nulla a che vedere con la razionalità, con quanto stabilito da leggi umane o ipotizzate divine, nasce e vive spontaneo senza un senso apparente.
Da donna vi racconto di essermi commossa, senza lacrime umide, di fronte alle evidenti difficoltà che una relazione del genere deve affrontare, perchè questa è un’ingiustizia profonda. Comunque la si pensi al riguardo. Mi sono commossa per quanto l’affetto e la passione sono ben raccontati, mi sono fatta trascinare in questa storia di attrazione sconvolgente, tale da farti perdere la testa. Questa è la passione sincera, giusta, sempre.
Poi mi sono incazzata perchè l’idea che un uomo (o una donna) possa costruirsi un alibi grande quanto un matrimonio con figli per coprirsi le spalle, per opportunismo, per cercare di nascondere a se stesso le proprie sensazioni è tristissimo. E’ terribilmente ipocrita. Non lo scopro ora, ma balza all’occhio durante la proiezione; i nostri sono eroi moderni, con tanti problemi e altrettanti difetti. Molto veri.
Si diceva con amiche che forse gli uomini sono più promiscui per natura, cioè tendono ad avere più partner (omo o etereo che siano). In fondo la loro funzione in natura è solo spargere del seme, in questo la natura ha costruito bene le sue creature. Non ha fatto i conti coi sentimenti, forse non erano previsti. E sono questi ultimi a giocare il ruolo importante; non è questa una storia boccaccesca di due gay su cavallo. E’ un’intensa rappresentazione dell’amore, dell’irrazionalità, della paura, della generosità, dell’affetto, e soprattutto del bisogno assoluto dell’altro.

“non c’è mai abbastanza tempo, mai abbastanza …”

Curiosità_ la moglie di Ennis, sua partner nel film e nella realtà, sembra abbia costretto i due cowboy a ripetere più volta una delle scene più intense, un bacio appassionato a cui la moglie, fino ad allora ignara, assiste per errore. Questo poter essere perfettamente dentro la sensazione che ogni donna proverebbe scoprendo tale tradimento, e per rendere assolutamente credibile quel bacio. Non so se è merito di tante ripetizioni, ma quella scena è perfetta.
Non perdetelo.

Crouching Tiger, Hidden Dragon

Thursday, September 22nd, 2005 by

Sono stato tentato di usare il titolo originale di questo film, Wo hu cang long, ma poi nessuno avrebbe capito di che stavo parlando. Il motivo sta sempre nella ostinazione della già citata signorina, che continua a pensare che se un film è parlato in un mandarino semplice si capisce benissimo. C’è da dire che se i nomi dei personaggi fossero uguali nell’audio e nei sottotitoli la vita sarebbe più semplice.

Ad ogni modo, il celebratissimo La Tigre e il Dragone è stata un pò una mezza delusione. E’ un film ben fatto, molto curato nelle luci e nei colori (un trademark di Ang Lee). Gli attori, per quanto difficile mi venga giudicare l’espressività dei cinesi, sono bravi, sia Yun-Fat Chow che Michelle Yeoh, molto maturata come attrice dai tempi di 007, e naturalmente la splendida Zhang Ziyi. L’idea di dare un tocco femminista alla storia è pure abbastanza originale per un film di arti marziali. Il problema sta altrove.

Di solito in film di questo tipo, la storia è solamente un pretesto per mostrare spettacolari scene di combattimento. E, di solito, si tratta di scene al limite della credibilità. In tutti i film è richiesta una certa sospensione della credulità dello spettatore (se ne è già parlato) e, visto che nell’immaginario popolare i maestri di arti marziali hanno capacità quasi sovrumane, nei film di arti marziali la soglia di verosomiglianza è particolarmente bassa. Il problema della Tigre e il Dragone sta nel fatto che questa soglia è praticamente sparita. I combattimenti sono irreali danze nell’aria. Splendidamente coreografati (non per niente è lo stesso coreografo di Matrix), ma assolutamente impossibili. Perlomeno in questo universo. Che volendo potrebbe anche essere visto come una rappresentazione artistica, estetica, del kung-fu, se fosse supportato da una storia che giustificasse la dimensione fantastica, da fiaba di arti marziali. Ma non è così, ed è un pò un peccato.

The things we touch have no permanence. My master would say: there is nothing we can hold onto in this world. Only by letting go can we truly possess what is real.